Sesto San Giovanni

E' morto l'ex parlamentare Giovanni Bianchi, anima del cattolici democratici lombardi

Era già stato colpito recentemente dalla morte della figlia Sara

Un'immagine di Giovanni Bianchi (da Radiopopolare.it)

E’ morto lunedì mattina 24 luglio, nella sua Sesto San Giovanni, Giovanni Bianchi. Aveva 78 anni. Lascia la moglie Silvia. Se ne va una delle personalità più importanti del cattolicesimo democratico degli ultimi decenni.

"Giovanni è stato un punto di riferimento per diverse generazioni di cattolici impegnati nel sociale e in politica, prima da dirigente e presidente nazionale delle ACLI dal 1987 al 1994, poi da politico nel Partito Popolare, nella Margherita e nel Partito Democratico. Giovanni oltre, e forse più, che politico è stato però un vero intellettuale, appassionato del pensiero maritainiano, della storia del movimento cattolico e di etica politica, ha speso gli ultimi anni della sua vita tentando di mantenere alto l’impegno formativo nei confronti dei più giovani e di rivitalizzare i temi fondamentali del cattolicesimo democratico", scrive in un ricordo Fabio Pizzul, consigliere regionale lombardo (Pd). 

"Duramente colpito dalla morte della figlia Sara, poco più di tre anni fa, Giovanni non ha mai smesso di essere aclista, tanto che il malore che lo ha colpito un paio di mesi fa e da cui non si è più ripreso lo ha raggiunto proprio mentre era impegnato in un incontro associativo. Decisamente fuori moda rispetto alle dinamiche politiche odierne, Giovanni Bianchi ha proposto un pensiero capace di andare in profondità, a partire da un personale e rigoroso approfondimento delle fonti e una capacità di lettura e sistematizzazione del pensiero che mi ha sempre impressionato e che me lo fa avvicinare a un professore universitario più che a un politico. Ma della politica è sempre stato innamorato, garantendole quella misura alta che la sua formazione e i suoi maestri gli hanno indicato e che lui ha saputo interpretare in modo originale e creativo", prosegue.

Chi era Giovanni Bianchi

Nella primavera 1995 fu in prima linea, in qualità di presidente del partito (Partito popolare italiano), nella disputa contro Rocco Buttiglione che schierò il Ppi nel centrodestra con Silvio Berlusconi, senza consultare il Consiglio Nazionale. Bianchi guido' la protesta interna insieme con Gerardo Bianco. La disputa porterà alla divisione del partito: la maggioranza di Bianchi e Bianco sceglie l'alleanza di centro-sinistra e mantiene il nome di Ppi, la minoranza mantiene il simbolo dello scudo crociato, ando' col centro-destra e acquisì il nome di Cristiani Democratici Uniti. Nel 1995-1996 guido' il partito con Gerardo Bianco conducendolo nell'alleanza dell'Ulivo col centrosinistra. Alle elezioni politiche del 1996 venne rieletto deputato alla Camera nel collegio di Sesto San Giovanni. Fu relatore della legge per la cancellazione del debito estero dei paesi del Terzo Mondo. Alle elezioni politiche del 2001 fu ancora una volta eletto alla Camera, sempre nel collegio di Sesto, risultando uno dei pochissimi (4 in tutto) vincitori del centrosinistra nei collegi uninominali in Lombardia. Aderì al gruppo della Margherita. 

"Da parlamentare Bianchi si è occupato molto di politica internazionale, proponendo analisi accurate e spesso controcorrente di dinamiche internazionali che soffriva nel vedere rappresentate con superficialità e faciloneria. Non vado oltre in questo ricordo che ho scritto di getto, sull’onda della memoria. Avrò dimenticato molto del tanto che Giovanni ha saputo costruire nella sua intensissima vita. Toccherà ad altri approfondirne tutti gli aspetti e raccoglierne le ricche eredito. Posso dire, sottovoce, di aver perso un amico, non tanto per frequentazioni o consuetudini particolari, ma per l’affetto con cui mi ha sempre accolto nei tanti incontri che abbiamo avuto modo di condividere, soprattutto sul fronte della riflessione sulla formazione politica e sul significato del cattolicesimo democratico. Giovanni non si è mai rassegnato a una politica che fosse solo organizzazione ed equilibrio tra interessi, ha continuato a lavorare per idee e valori che ha vissuto e praticato prima ancora che raccontato. Non si mai pronti per gli addii. Men che meno in questo caso: avevamo ancora bisogno di Giovanni e sono certo che il suo pensiero continuerà ad accompagnarci in modo diverso, ma sempre lucido e incisivo", conclude Pizzul.


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