Corsico

Festival dello stocco e 'ndrangheta: a Corsico ricostruiti tutti i passaggi

Dalla richiesta di patrocinio partita di fatto dal comune e non dall'azienda fino al manifesto contestato (di cui nessuno si era accorto, pare) e all'azzeramento della giunta. Tutte le fasi dal lavoro della commissione d'indagine

La commissione sul festival dello Stocco ha finito l'indagine

Dopo la bagarre dovuta a un nome vicino ad una famiglia della 'ndrangheta sul manifesto del festival dello Stocco, patrocinato dal comune di Corsico, i consiglieri comunali del centro dell'hinterland di Milano hanno provato a riannodare il filo degli eventi in modo da individuare quantomeno le anomalie procedurali. Lo hanno fatto attraverso un'apposita commissione (presieduta dal consigliere d'opposizione Roberto Masiero) che in sessanta giorni ha ascoltato gli assessori e i tecnici coinvolti per capire l'esatto andamento degli eventi e come sia stato possibile arrivare al risultato finale: un manifesto col nome del sindaco, di due assessori e di Vincenzo Musitano, incensurato (se non per piccolissimi fatti non di criminalità organizzata e molto antichi) ma genero del boss Giuseppe Perre ("Maistru") e gestore del negozio di alimentari di via Montello in cui, fino a qualche anno fa, aveva sede un'associazione di fatto luogo di ritrovo dei capi della "locale" di Corsico.

E diverse sono le "anomalie" rilevate dalla commissione. A partire dall'inizio: è infatti dagli assessori che viene l'input per patrocinare una festa commerciale, e non viceversa come di solito accade. E poi, la festa è di carattere - appunto - commerciale, essendo organizzata da un'azienda privata che commercializza lo Stocco in tutto il mondo, e non - come aveva inizialmente detto il sindaco Filippo Errante - dal consorzio dello Stocco di Mammola

COME SONO ANDATE LE COSE - LE ANOMALIE

Dalla relazione si evince che tutto parte quando, a fine giugno 2016, l'assessore Maurizio Mannino (delega alle politiche giovanili ed esponente di Forza Italia) trova, in un bar di via Cavour, un volantino che annuncia una festa dello Stocco. Lo porta in comune e suggerisce all'ufficio del commercio (Suap) di contattare la società organizzatrice per un evento a Corsico, in piazza Europa. Il Suap fa una verifica camerale e poi contatta la società, invitandola a presentare regolare richiesta. Questa risponde con la richiesta di occupazione del suolo pubblico, ma in comune parte la procedura per il patrocinio, che secondo il Suap è avviata "su richiesta degli assessori". 

E' il 21 settembre quando l'azienda presenta formale richiesta di patrocinio. Già il 22, però, in un bar circolano volantini stampati che annunciano la sagra per il weekend del 22-23 ottobre. Mannino li trova e li porta al Suap. In questi volantini compare già il nome di Vincenzo Musitano, che in quanto commerciante vende anche lo Stocco dell'azienda promotrice ed è dunque il "tramite naturale" dell'azienda stessa sul territorio per le questioni meramente pratiche della festa (prenotazione tavoli e così via). Mannino lo conosce col nome di battesimo perché lui stesso cliente del negozio, ma afferma di non avere notato il cognome in quanto "senza occhiali". Per la cronaca, il negozio si chiama Musipane. Il Suap si concentra sul fatto che il logo del comune è sbagliato e protesta con l'azienda perché i volantini vanno concordati. 

Il 23 settembre l'assessore competente al Suap, ovvero il vice sindaco leghista Flavia Perrotta, viene "esautorata" dal collega di partito Giacomo Di Capua (delega alla partecipazione) che dichiara di volere organizzare, in concomitanza e nello stesso luogo, una festa di quartiere più ampia. Perrotta - che si dimetterà poco dopo lo scoppio della bagarre sul festival, ufficialmente per motivi personali - dichiara alla commissione di avere saputo del patrocinio in ballo soltanto alla ricezione della richiesta, dunque il 21 settembre. La pratica passa alla competenza di Di Capua. Il 28 settembre le carte vanno dal Suap all'ufficio partecipazione, che dà per scontato che siano già state effettuate le verifiche del caso (le visure camerali, per esempio). 

Le settimane scorrono e gli uffici - e gli assessori - si concentrano soprattutto sulla grafica di manifesto e locandine. Finalmente il 12 ottobre i manifesti arrivano al comune di Corsico e il 14 ottobre il sindaco Filippo Errante ne è certamente a conoscenza, perché pubblica la locandina sul suo profilo Facebook. Lo stesso giorno la locandina viene anche pubblicata sul sito istituzionale del comune. E' la telefonata di un giornalista del Corriere della Sera a far traballare tutto: Errante convoca una riunione e sospende la manifestazione annunciando che si rivolgerà ai carabinieri per verificare se c'è la 'ndrangheta dietro al festival. Il resto è noto.

LE ANOMALIE

Sono undici, secondo la commissione, le "anomalie" sulla vicenda. A cui occorrerebbe, per onestà intellettuale, aggiungere un "fatto grave", giacché è difficile parlare di semplice "anomalia", negli insulti e nelle minacce rivolte ai consiglieri comunali Maria Ferrucci e Roberto Masiero mentre questi, in aula, affermavano che la città di Corsico è fortemente penetrata dalla 'ndrangheta. L'episodio non riguarda però il concatenarsi di eventi che ha portato al patrocinio del festival, per cui è stato comprensibilmente tenuto fuori dalla porta durante la commissione.

L'anomalia forse più pesante di tutte, tra quelle rilevate, è invece il fatto che nessuno si sia mai accorto del nome di Vincenzo Musitano. Nessun dipendente comunale (tra ufficio Suap, ufficio partecipazione e ufficio comunicazione) ha meditato su quel nome; gli assessori che se lo sono trovati davanti all'inizio (Di Capua e Mannino) e tutta la giunta in seguito, alla concessione del patrocinio (primo tra tutti il sindaco) non si sono chiesti chi fosse. Dalle affermazioni di Mannino, che dice di conoscerlo per nome di battesimo perché suo cliente ma di ignorarne il cognome, sembra che Musitano sia perfettamente sconosciuto a tutti a Corsico. Se questo è credibile lo lasciamo stabilire ai lettori; se è credibile che un assessore e frequentatore di quel negozio non sappia che in quello stesso luogo c'era, prima, un ritrovo di boss, lo lasciamo stabilire ai lettori.

Anomalo anche il fatto che la richiesta di patrocinio comunale sia arrivata su interessamento del comune e non viceversa, come di solito accade. E anomalo il fatto che un patrocinio ad una azienda privata e commerciale sia curato non dal Suap ma dall'ufficio (e assessorato) alla partecipazione, che di solito si relaziona invece con associazioni non a scopo di lucro. Peraltro con la motivazione di una "grande festa di quartiere" contemporanea al festival dello Stocco, di cui però, a parte l'intenzione, si perde qualunque traccia. E poi, l'ufficio comunicazione si impegna notevolmente per la realizzazione pratica del manifesto, cosa che dovrebbe essere lasciata all'organizzatore privato ("con un impiego di ore-uomo di dipendenti comunali", si sottolinea). Ancora, nonostante Di Capua e Mannino abbiano chiesto più volte la bozza di manifesto (all'ufficio comunicazione) "per sottoporla all'approvazione del sindaco", il primo cittadino dichiara di non averlo mai visto prima del 14 ottobre, e di non averlo quindi certo approvato: dov'è la verità?

LE CONSEGUENZE

L'amministrazione di Corsico ha di fatto già "pagato" le conseguenze della pessima figura del festival dello Stocco. Gli assessori si sono quasi tutti dimessi, ad eccezione del nuovo vice sindaco, la leghista Silvia Scurati, entrata in giunta per sostituire Flavia Perrotta che s'era dimessa durante la bagarre. Atto decisivo e necessario perché altrimenti la commissione parlamentare antimafia, dopo avere ascoltato il sindaco, avrebbe sicuramente compiuto altri passi. Avrebbe potuto avviare addirittura la pratica del commissariamento. 

In ambito politico, nessuno ha mai messo in dubbio, a Corsico, la buona fede di assessori e sindaco; ma sulla 'ndrangheta non si può - come è evidente - né scherzare né esser leggeri. Così risuona l'eco degli interventi in consiglio comunale durante la stessa seduta in cui Masiero e Ferrucci venivano minacciati: il forzista che difendeva l'onorabilità dei calabresi in genere, la leghista che pontificava su "mele buone" e "mele marce". Discorsi validi in sé, ma lontani dal contesto. Corsico è oggettivamente una città con un problema di 'ndrangheta e il modo peggiore per uscirne sarebbe stato proprio quello di far finta di niente.

L'azzeramento (o quasi) della giunta serve al primo cittadino per andare avanti, continuare ad amministrare la città; a Forza Italia e alla Lega Nord (i cui vertici regionali sono stati coinvolti) per cercare di scrollarsi di dosso, alla svelta, una immagine negativa; ai dimissionari Mannino e Di Capua, forse, per riflettere sul fatto che i pubblici amministratori devono necessariamente avere tre occhi e non due, tre orecchie e non due. Ancor più se, come emerso dal lavoro della commisssione, hanno preso direttamente l'iniziativa e non hanno soltanto ricevuto una richiesta di patrocinio dall'esterno. 

In piena bagarre, un altro amministratore (il consigliere comunale di Buccinasco, ed ex senatore dei Verdi, Fiorello Cortiana) suggeriva al sindaco Errante (che, prima di candidarsi a Corsico, era stato consigliere comunale a Buccinasco proprio con Cortiana) di fare ugualmente il festival ma di servirsi dei prodotti di Libera, che in Calabria da tempo persegue attivamente la lotta alla 'ndrangheta coinvolgendo i giovani e le realtà produttive. Forse potrebbe essere una buona idea, da riproporre per il 2017, con un'altra compagine di assessori e con maggiore attenzione ai nomi e ai cognomi. Senza, naturalmente, colpevolizzare né una popolazione né una regione.


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