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Insulti e ululati contro il cestista di colore, i compagni dicono basta: "Non giochiamo più"

La rabbia degli atleti dei Bionics: "Da ora al primo insulto razzista ci fermiamo". La storia

Joao - Foto da Instagram

Una decina di anni fa aveva lasciato il calcio perché stanco di sentire sempre le stesse parole. Neanche su un campo più piccolo, però, la situazione è migliorata. Anzi, le parole sono diventate sempre più pesanti partita dopo partita, tanto che i suoi compagni hanno deciso di dire basta insieme a lui. 

Sono arrabbiati, frustrati, i giocatori dei "Bionics", la squadra di basket di Buccinasco che milita nel campionato serie C2 silver. A indignarli, a far loro male, sono gli insulti e gli ululati che uno di loro - Joao Kisonga, centro di trentatré anni - è costretto ad ascoltare nei palazzetti per il colore della sua pelle. 

L'ultimo episodio, racconta Francesca Grillo su "Il Giorno", è avvenuto venerdì scorso: 

Dagli spalti il razzismo si è trasferito sul parquet: a insultare Joao, centro tutto sportellate e rimbalzi, è stato infatti un giocatore del Basket Rovello, "maglia 27", ricorda il capitano dei Bionics, Lorenzo Prataviera. 

A quel punto, ormai stanchi, i compagni del numero 22 - uno in meno del suo mito Lebron James - si sono fermati per protesta. Poi, dopo aver portato a termine la partita, hanno preso carta e penna e hanno scritto alla federazione e alla commissione arbitrale. Semplicissimo e chiaro il messaggio, "sposato" anche dal presidente Angelo Gottani: "Al prossimo episodio di razzismo ci fermiamo e non giochiamo più". 

Anche perché gli insulti di sabato non sono stati i primi. Era già successo due anni fa a Morbegno - la società aveva ricevuto una multa di 600 euro e la squalifica del campo - ed era successo ad Agrate. Al ritorno, contro i brianzoli, il palazzetto di Buccinasco era stato tappezzato di striscioni "Non vogliamo razzisti in casa nostra", ma l'arbitro aveva chiesto di toglierli. 

Venerdì è capitato di nuovo e adesso è arrivato il momento di dire basta davvero. "I bambini come potranno imparare il rispetto se gli adulti si comportano così? - le parole dello stato Joao a Il Giorno -. Bisogna alzare la voce e dire basta, soprattutto per loro. Ci vogliono punizioni esemplari. Io, intanto, seguo il mio motto: non ti curar di loro, ma guarda e schiaccia". Sperando di schiacciare anche gli insulti. 

Foto: Joao coi compagni dei Bionics


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