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Milano tra i comuni più cementificati d’Italia

In testa si trova Napoli con il 62,1% di suolo consumato, seguito direttamente dal capoluogo lombardo con il 61,7% di suolo consumato. A dirlo l'Ispra nel rapporto "il consumo di suolo in Italia"

Che il cemento avanza inesorabilmente, non è una novità ed ora a confermarcelo ci pensa anche l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale nel Rapporto “Il consumo di suolo in Italia”: attraverso questo Report, l’Ispra per la prima volta ricostruisce l’andamento - dal 1956 al 2012 - del consumo di suolo nella Penisola. A livello regionale, la Lombardia, insieme al Veneto, con oltre il 10%, mantiene il “primato nazionale” della copertura artificiale. I comuni più cementificati d’Italia rimangono Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino (54,8%), Pescara (53,4%), Monza (48,6%), Bergamo (46,4%) e Brescia (44,5%).
 

Se andiamo ad analizzare l’andamento di Milano vediamo come si è passati da una percentuale del 42,8% di suolo consumato (7.789 ettari) nel 1956 al 61,7% (11.235 ettari) del 2012. Un’avanzata lenta ma continua che, anno dopo anno, mostra tutte le sue conseguenze.

Forti, infatti, sono gli impatti soprattutto sui cambiamenti climatici: “la cementificazione galoppante, si legge nel Rapporto, ha comportato dal 2009 al 2012, l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2 - valore pari all’introduzione nella rete viaria di 4 milioni di utilitarie in più (l’11% dei veicoli circolanti nel 2012) con una percorrenza di 15.000 km/anno - per un costo complessivo stimato intorno ai 130 milioni di euro”.

Ma non solo: enormi conseguenze ci sono anche sull’acqua e sulla capacità di produzione agricola. In questi 3 anni, tenendo presente che un suolo pienamente funzionante immagazzina acqua fino a 3.750 tonnellate per ettaro - circa 400 mm di precipitazioni - per via della conseguente impermeabilizzazione abbiamo perso una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate d’acqua che, non potendo infiltrarsi nel terreno, deve essere gestita. In base ad uno studio del Central Europe Programme, secondo il quale 1 ettaro di suolo consumato comporta una spesa di 6.500 euro (solo per la parte relativa al mantenimento e la pulizia di canali e fognature), il costo della gestione dell’acqua non infiltrata in Italia dal 2009 al 2012, è stato stimato intorno ai 500 milioni di Euro.
 

 “Difendere il suolo dalle aggressioni indiscriminate – spiega il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti - significa tutelare non solo una risorsa economica strategica, ma anche proteggere il Paese dalla minaccia del dissesto idrogeologico che, proprio a causa dell’uso dissennato del territorio, spesso ha conseguenze gravissime, soprattutto in termini di perdita di vite umane. Per questo il Rapporto dell’ISPRA – continua – assume particolare rilievo; è la dimostrazione che in Italia esiste un sistema pubblico in grado di assicurare elevati standard di qualità nel monitoraggio dell’ambiente e di rendere disponibile una base informativa utile alla valutazione del fenomeno”.  


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