Segnalazioni

Dal peggio si esce

Buongiorno, vorrei condividere un’esperienza vissuta ieri durante il viaggio in treno lungo il tragitto ufficio-casa, per cambiare un po’ la prospettiva da cui guardiamo la società attuale e il progressivo livello di imbruttimento. Alla stazione di Milano Repubblica il treno diretto a Milano Certosa era in consueto ritardo e, al momento dell'arrivo in banchina, la folla di pendolari si è fiondata è corsa a stiparsi dentro le poche carrozze del convoglio. Lungo il corridoio affollato mi cade l'occhio su una donna visibilmente infastidita da un ragazzo sui 25-30 anni che stava fumando una sigaretta elettronica, emettendo nuvole bianche fra le teste dei pendolari. Istintivamente gli ho chiesto se gli sembrasse il caso di fumare sul treno con tutta la ressa di gente attorno. Apriti cielo, atto di lesa maestà: insulti e minacce a profusione, ma non voglio soffermarmi su questo aspetto né intavolare discorsi sulla sicurezza di Milano o sul menefreghismo dilagante, perché la reazione volgare ed eccessiva del tizio ha innescato una catena di comportamenti virtuosi e solidali a cui non ero più abituato e che mi hanno molto emozionato. La signora di fianco a lui si è allontanata e mi è venuta vicino per parlare e assicurarsi che non reagissi in alcun modo; un ragazzo entrato alla stazione successiva - dopo aver parlato in arabo col tizio - ha preso le distanze maledicendolo per il pessimo atteggiamento, che può facilmente condurre a generalizzazioni semplicistiche sul tema immigrazione. Ma il gesto più bello è stato compiuto da una coppia di ragazzi, che mi hanno accompagnato fin sotto casa per paura che le minacce del tizio di farmi a brandelli non si concretizzassero. La decisione di condividere questo vissuto nasce dalla voglia di uscire dal triangolo “immigrazione, povertà, disagio” distaccandomi dalla narrazione che ci vede come soggetti passivi immersi in una realtà senza via d'uscita; al contrario è stato utile rivedere la vicenda provando di utilizzare uno sguardo propositivo, perché quello che mi è rimasto non sono lo sguardo di odio e gli insulti urlati del tizio, ma la vicinanza, l’interesse o la solidarietà delle persone che hanno fatto rinascere quel barlume di fiducia (termini ormai dimenticati) per intravedere una via d’uscita, anche dalla scene peggiori che ci ripresenta la quotidianità.


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