Politica

San Siro, il sopralluogo dei consiglieri di Palazzo Marino tra le case popolari

I politici di Palazzo Marino visitano il quartiere. Qualche polemica sui ruoli di Aler e Comune. Il nodo delle occupazioni abusive

Il sopralluogo a San Siro

«Il quartiere non è come lo stiamo vedendo oggi». A parlare è Basilio Rizzo, "decano" dei consiglieri comunali e residente in zona San Siro: due commissioni di Palazzo Marino (casa e periferie) stanno effettuando il sopralluogo del quartiere Aler, venerdì 10 marzo. Prima di loro, la commissione parlamentare d'inchiesta sulle periferie è venuta lunedì 6. In qualche modo è segno di un'attenzione alla zona, ma osservare non basta e soprattutto bisogna capire che cosa si osserva.

Il giudizio di Rizzo è perentorio, ma realistico. Il tour ha infatti toccato, sì, alcuni "punti simbolici" del quartiere, ma per mancanza di tempo non è stato visitato il civico 9 di via Mar Jonio, che era stato scelto per rappresentare il degrado. Così i consiglieri comunali, soprattutto quelli che non conoscono bene la zona, non si sono realmente avvicinati alla vita quotidiana dentro le case popolari, dove si convive (non sempre bene) tra regolari e occupanti abusivi. «E se si vedono i cortili interni dei caseggiati», prosegue Rizzo, «che sono più belli di tante case non popolari di Milano, si intuisce la potenzialità del quartiere».

Gli attori sono diversi: Aler è proprietaria della quasi totalità degli alloggi e degli edifici e in quanto tale le compete la corretta gestione del patrimonio, mentre il Comune di Milano può intervenire sulla lotta al degrado all'esterno dei caseggiati. Insieme alle forze dell'ordine, però, entrambi i soggetti hanno ruoli sul tema degli sgomberi degli abusivi.

Un punto delicato, perché di fatto gli sgomberi non si fanno quasi più. Sia Marco Bestetti (Forza Italia, presidente del Municipio 7) sia Gabriele Rabaiotti (Pd, assessore comunale alla casa) hanno ricordato che il meccanismo si è inceppato perché il Comune, che si è assunto la responsabilità (con un protocollo firmato anche dalla Regione e dalle forze dell'ordine) di trovare una sistemazione per gli individui sgomberati particolarmente fragili, come i minori, di fatto non riesce sempre a trovarla. «E noi, di sicuro, non buttiamo per la strada i minori», ha precisato Rabaiotti.

Le variabili in gioco sono tante, e così anche l'intreccio di responsabilità: inevitabile assistere - e si è assistito - a qualche "rimpallo" che può essere comprensibile nel gioco delle parti, ma non è molto comprensibile ai residenti abituati ogni giorno a lottare contro i lampioni rotti che fanno restare al buio i cortili, i rifiuti abbandonati sui marciapiedi, le minacce se si osa "parlare", le occupazioni abusive notturne, gli schiamazzi ad ogni ora nei cortili interni, lo spaccio di droga.

«Non avete inserito San Siro nel piano periferie, è sbagliato», accusano diversi residenti e non solo, anche Basilio Rizzo (Milano in Comune) e Alessandro De Chirico (Forza Italia). Risponde l'assessore Rabaiotti: «Il Comune di Milano ha investito risorse enormi per San Siro in tanti anni, non possiamo investire soltanto qui. Abbiamo dedicato i finanziamenti di quel piano soprattutto a quartieri che dal Comune non avevano mai avuto risorse. E poi noi non possiamo mettere neanche tre euro di ristrutturazione in edifici che non sono nostri, ma di Aler. Tuttavia abbiamo fatto, a Lorenteggio, un esperimento per intervenire in ogni caso. Se funzionerà, sarà un progetto pilota per altre zone, prima tra tutte San Siro».

IL NODO DELLE OCCUPAZIONI ABUSIVE

Le occupazioni (e il nodo delle case sfitte) sono comunque il problema maggiormente sentito dagli abitanti. Da una parte ci sono alloggi che, per la normativa, sono diventati troppo piccoli per essere assegnati; dall'altra, Aler è obbligata a rendere disponibili soltanto gli alloggi a norma e ristrutturati adeguatamente. Si tratta di un'operazione che costa dai 10 mila ai 20 mila euro ad alloggio e ora non può essere fatta su larga scala. E non a tutti piace l'alternativa (pur sperimentata per un numero limitato di case) di assegnare l'alloggio nello stato di fatto, con l'inquilino che pensa a risistemarlo (e i costi gli verranno scontati dal canone): «In questo modo si finisce con l'assegnare solo a chi già dispone di risorse proprie per ristrutturare la casa», avverte David Gentili del Pd.

Tra gli occupanti anche numerosi rom. «Purtroppo sono loro a generare maggiori problemi per noi che viviamo in questi palazzi», chiosa Lucia Guerri del Comitato di Quartiere San Siro: «Ci sono nostre associate che la notte la passano nei cortili perché non riescono a stare in casa, tanta è la maleducazione, il rumore, il degrado».

La scarsità di risorse è il vero nodo con cui fare i conti. «Come Comune di Milano abbiamo diversi crediti con le banche», replica Rizzo: «Secondo me sarebbe il caso di usarli per fare investimenti. E' chiaro che per i quartieri popolari e per le periferie occorre metterci più denaro». I Radicali, con l'allora candidato sindaco Marco Cappato, avevano lanciato invece l'idea di reperire fondi vendendo le partecipazioni comunali in società come Milano Ristorazione e la Sea. I residenti aspettano risposte.

Intanto, in una scala di via Morgantini ci sono soltanto due nuclei regolari su dodici. Un alloggio (lastrato) vanta un non invidiabile record: in due anni ben diciannove tentativi di "spacco". «Prima o poi ci riusciranno», commenta il presidente del Municipio 7 Marco Bestetti, di Forza Italia: «Finché non si riporta la legalità e non si fanno gli sgomberi di tutti gli abusivi, questo quartiere non rinascerà». D'accordo anche i consiglieri di Municipio della Lega presenti. Dalla maggioranza di centrosinistra a Palazzo Marino arriva invece l'invito a non rimpallarsi le responsabilità. «E' vero, tutti hanno qualche mancanza», spiega ad esempio Alice Arienta (Pd), «Ma non serve accusarsi a vicenda, occorre invece trovare insieme e soluzioni, costruire una alleanza operativa tra Comune e Aler che sia una alleanza di responsabilità e di azioni precise».

SAN SIRO, NON C'E' SOLO DEGRADO

Furti, spaccio, vandalismo, case sfitte, case occupate: San Siro e altri quartieri popolari sono la narrazione di questi problemi e di altri ancora. Ma si tratta soltanto di alcuni aspetti di un mondo più complesso che contiene anche esperienze positive e tentativi di rigenerazione urbana.

«Le attività che si svolgevano al Laboratorio di quartiere hanno portato alla costruzione di una rete positiva e operativa di associazioni e realtà del territorio», spiega la consigliera comunale del Pd Alice Arienta: Alfabeti, Mapping, Cooperativa Tutti Assieme, Comitato di Quartiere San Siro sono alcune delle varie realtà che operano a San Siro e favoriscono la coesione tra gli abitanti con azioni di vario tipo, ma tutte improntate alla maggior vivibilità della zona.

«Coesione sociale e sicurezza devono andare congiunti», prosegue Arienta: «Ho proposto che gli spazi non residenziali vuoti e abbandonati vengano assegnati tramite modalità eque e di trasparenza a associazioni con scopo sociale o culturale aggregativo che operano sul territorio. Un'altra idea sarebbe quella di prevedere anche spazi a canone calmierato per start-up e imprese giovanili».


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