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Milano, risultato referendum: in città vince il 'Sì' con il 51%. La Lega milanese: 'Renzi a casa'

Tutti gli aggiornamenti. Affluenza definitiva al 71,72%

Beppe Sala al voto domenica (foto Fb)

A Milano il risultato definitivo del referendum costituzionale del 4 dicembre è stato la vittoria del 'Sì', in netta controtendenza rispetto a tutte - o quasi - le grandi città italiane. Il 'No' e' stato in lieve vantaggio per quasi tutta la durata dello spoglio, fino a che, a sorpresa, ha ceduto il passo nelle ultime cento sezioni scrutinate. Il 'Sì' quindi ha raggiunto il 51,13% e il 'No' si è fermato al 48,87%. L'affluenza definitiva è stata del 71,72%.

Il voto "renziano" ha prevalso in centro, mentre nell'hinterland hanno vinto gli oppositori con il 'No'.

Il risultato che ha però prevalso al referendum a livello nazionale è stato il 'No'.

Così, il premier Matteo Renzi, nel discorso a Palazzo Chigi intorno a mezzanotte, ha annunciato le proprie dimissioni. Sono subito arrivate le prime reazioni. Esulta il centrodestra. "Bello ciao, bello ciao, non ci mancherai perche' sei sempre bravo a parlare ma incapace di far seguire alle parole i fatti, soprattutto fatti concreti in grado di migliorare il Paese e la qualita' della vita degli italiani", ha detto l'assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera (centrodestra) riferendosi al premier. Per il governatore regionale lombardo Roberto Maroni "vince la libertà, vince la democrazia". 

Pacati e malinconici i toni del centrosinistra meneghino. "Renzi ha fatto la cosa più giusta e un discorso molto serio (e dallo stile assolutamente insolito per questo Paese) - ha detto Pierfrancesco Majorino, assessore comunale alle Politiche sociali -. È evidente che il risultato è di tali dimensioni che vi è un significato tutto politico in quel che è accaduto. Minimizzare sarebbe un suicidio. Speriamo di riuscire a discutere davvero, nel Pd, su quel che accadrà".

"Grazie Matteo, giusto dimettersi, belle le parole del suo discorso. Resta la piccola soddisfazione di aver vinto a Milano, resta l'orgoglio di aver votato si. Da domani di nuovo al lavoro. Avanti", ha aggiunto Pierfrancesco Maran, assessore comunale all'Urbanistica. 

"Grazie a Matteo Renzi. Un discorso altissimo, da vero grande leader. Questo è", è stato il commento di Lisa Noja, delegata del sindaco all'Accessibilità. 

"Sono sempre stato dalla parte di chi parteggia, di chi ci crede, fino all'ultimo, con passione ed entusiasmo. Milano si conferma città disponibile a ragionare nel merito - spiega il segretario metropolitano del Pd Pietro Bussolati -. Il dato nazionale va analizzato, è una sconfitta dura da rispettare, giusta la scelta di Renzi di dimettersi e sarà giusto andare ad elezioni il prima possibile. Non credo però si debba buttare via ciò che si è fatto, anzi, dobbiamo rilanciare sui contenuti ma consapevoli che il lavoro di allargare il fronte per il progresso sarà duro e controvento, ma sarà la sfida che ci vedrà ancora una volta protagonisti attenti, inclusivi e orgogliosi della buona politica.

"Finalmente i cittadini hanno potuto esprimersi e hanno scelto di dire 'No' ad una pessima riforma costituzionale che ci avrebbe tolto libertà e democrazia, una riforma che voleva solo il Palazzo ma non voleva il popolo, e hanno scelto di rottamare Matteo Renzi, il peggior presidente del Consiglio della storia repubblicana. Diceva il grande Gianfranco Miglio che "con il consenso della gente si può fare di tutto: cambiare il governo, sostituire la bandiera, unirsi a un altro paese, formarne uno nuovo". Noi con il consenso della nostra gente abbiamo affondato una pessima riforma costituzionale che avrebbe tolto democrazia a tutti noi e autonomia alle nostre Regioni, abbiamo mandato a casa Renzi, ma adesso, vinta questa battaglia con il consenso della gente, pensiamo alla prossima", dichiara Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda e deputato della Lega Nord.

Si sono susseguite, poi, dichiarazioni entusiaste e soddisfatte sul risultato della consultazione da parte di tutti gli esponenti milanesi di centrodestra, da Forza Italia alla Lega Nord. 

La scheda del referendum aveva mostrato il seguente quesito: «Approvate voi il testo della legge costituzionale concernente “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?».

Al quesito gli elettori avevano risposto mettendo un segno sul "Sì" se erano d’accordo con la riforma, o sul "No" se erano contrari. Non era previsto un quorum: non si richiedeva, cioè, che alla votazione partecipi la maggioranza degli aventi diritto al voto. Il risultato del referendum sarebbe stato quindi valido indipendentemente da quante persone andranno a votare.

La riforma, come spiegato diffusamente in questi mesi, prevedeva il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei senatori (che sarebbero passati da 315 a 100), la revisione del Titolo V della Costituzione e la soppressione del Cnel.


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