Politica

Sindacati Trivulzio, la proposta choc: «Chiudere Martinitt e Stelline, troppi costi»

La proposta per ridurre il "peso" sul bilancio, indebitato, del Pio Albergo Trivulzio. I medici non ci stanno: «Per noi è deontologicamente inaccettabile»

Federico Patellani, "Banda dei Martinitt" (Lombardia Beni Culturali, Museo della Fotografia di Cinisello Balsamo)

Sono attualmente cinquantuno i minori ospitati negli istituti Martinitt e Stelline. In prevalenza stranieri minorenni arrivati da soli a Milano. E, secondo una proposta choc dei sindacati interni del Pio Albergo Trivulzio, dovrebbero essere chiusi. Motivo, i buchi di bilancio dell'azienda-Trivulzio: secondo il budget del 2017, il rosso è di sette milioni di euro e il debito di sessantasette milioni. Sotto accusa soprattutto le rette che il Comune di Milano versa al Trivulzio con tariffe "socio-sanitarie" e quindi ridotte rispetto alle prestazioni erogate (e rispetto agli ospiti che pagano in proprio).

Secondo i sindacati, il Comune dovrebbe «attualizzare le rette» per gli ospiti anziani: ciò porterebbe maggiori ricavi per qualcosa come 800 mila euro all'anno. In alternativa il Pat potrebbe sostituire la lista d'attesa dei pazienti comunali con quella di chi paga in proprio. Ma evidentemente si tratterebbe di provvedimenti non sufficienti a coprire il rosso di bilancio. Non è stato sufficiente nemmeno vendere edifici di pregio (via della Spiga 5 o corso di Porta Romana 91, con ricavi di 37 milioni e 11,4 milioni rispettivamente).

E per quanto riguarda Martinitt e Stelline, i sindacati hanno le idee chiare: o il Comune incrementa le rette o le due comunità dovranno staccarsi necessariamente dal Pat e il Comune stesso dovrà iniziare a gestirle direttamente.

L'ipotesi di scindere gli ex orfanotrofi dal Pat è però vista (se va bene) come una brutta provocazione. I medici non l'hanno digerita e hanno parlato di «singolare lotta di classe al contrario» specificando di considerare «deontologicamente inaccettabile e contro il giuramento di Ippocrate» l'idea di «cessare l'accoglienza alle persone più povere e fragili della nostra città in favore di persone più ricche e in grado di pagare rette più vantaggiose».

LA STORIA DI DUE SIMBOLI DI MILANO

I martinitt e le stelline (stellinn) sono i ragazzi e le ragazze orfani. La loro storia affonda nel sedicesimo secolo, quando il duca Francesco II propone a San Girolamo Emiliani, veneziano, di riunire gli orfani in un palazzo sede dell'allora oratorio di San Martino (oggi è via Manzoni), da cui "martinitt". I martinitt cambiano sede più volte (storica quella di San Pietro in Gessate) fino a via Pitteri, dove si trovano tuttora. Le ragazze prendono il soprannome, invece, dal monastero delle monache di Santa Maria della Stella, in corso Magenta: l'edificio si chiama ora Palazzo delle Stelline. 

Attualmente, Martinitt e Stelline sono istituti strutturati in varie sedi in tutta la città, calibrate per accogliere fino a dieci ospiti ciascuna, oltre ai due pensionati (maschile e femminile) per maggiorenni, rispettivamente con diciotto e sei posti. La loro storia si interseca con quella di Milano: Martinitt e Stelline sono i simboli della città che accoglie, che ha un grande cuore, e i milanesi sono sempre stati affezionati ai due istituti, agli orfanelli e alle orfanelle. La città di Milano ha nutrito sempre un affetto speciale per queste istituzioni: lo si evince non solo dai mille aneddoti, ma anche dalle ricche elargizioni in denaro che Martinitt e Stelline ricevevano; e con cui garantivano alloggio, vitto e istruzione a tutti gli ospiti.

Resiste ancora la "banda Martinitt", pensata per offrire agli orfanelli anche un'educazione musicale, anche se dal 1990 non è più formata dagli ospiti dell'istituto bensì da studenti e diplomati del Conservatorio e dei Licei musicali di Milano.

E orfani ed orfane imparavano, soprattutto, un mestiere. Le bambine, uscite dall'istituto, trovavano impiego soprattutto come maestre o per fare servizi nelle case dei milanesi benestanti; i ragazzi, invece, ricevevano una solida formazione professionale. E alcuni di loro sono diventati poi famosi: l'imprenditore del ciclismo Edoardo Bianchi, l'editore Angelo Rizzoli, il fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio, anche il capo dei vigili di Milano Antonio Barbato è uno di loro. 


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