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Umberto Boccioni (1882-1916). Genio e memoria

"Noi vogliamo […] esaltare ogni forma di originalità, anche se temeraria, anche se violentissima […] ribellarci contro la tirannia delle parole armonia e buon gusto […] rendere e magnificare la vita odierna, incessantemente e tumultuosamente trasformata dalla scienza vittoriosa […]" (dal Manifesto della Pittura Futurista, Milano, 1910)

Tre istituzioni - Palazzo Reale, Museo del Novecento e Castello Sforzesco - in una sinergia di ricerca e intenti, per una eccezionale retrospettiva dedicata ad Umberto Boccioni a cento anni dalla morte. Boccioni, calabrese di nascita, milanese di adozione, trovò nella nostra città gli stimoli, i contatti, l'ambiente ideale per esprimere nella sua arte la trasformazione e la modernità dei tempi. Lo fece insieme a quei compagni che nel 1910 firmarono, sotto l'egida di Filippo Tommaso Marinetti, il Manifesto della Pittura Futurista, dando vita alla prima Avanguardia storica italiana, che pose Milano al passo on le città d'Europa dove stavano nascendo i movimenti d'Avanguardia.
Del gruppo, composto da Balla, Carrà, Severini e Russolo, Boccioni fu leader incontrastato fino alla sua morte, avvenuta troppo presto a soli 34 anni. Il nome stesso di Boccioni evoca in sé il Futurismo, con tutta la sua portata rivoluzionaria, dirompente, che lasciò il segno sulle sorti dell'arte del XX e XXI secolo.
Milano celebra Boccioni e lo fa in grande, a Palazzo Reale, esponendo circa 300 opere tra disegni, dipinti, sculture, incisioni, fotografie d'epoca, libri, riviste e documenti provenienti non solo dalle collezioni milanesi, ma anche da prestiti e collaborazioni di importanti istituzioni museali e collezioni private italiane e straniere.


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