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A Milano una mostra fotografica di Heliya Haq dedicata alla libertà delle donne

Dal 16 al 29 luglio allo Studio Zecchillo arriva la mostra della fotografav Heliya Haq Crisalide: dalla trama alla rivelazione.

La mostra

La mostra si sviluppa a partire dalla ricerca di Heliya Haq sulla formazione e distruzione dell’identità di molte donne nel MedioOriente e soprattutto nel mondo islamico. La crisalide è il bozzolo in cui avviene la metamorfosi dal bruco alla farfalla, è spesso dall’aspetto dorato da cui il suo nome “crisalide”, dalla radicegrecachrysos, cioè dorato. È come una gabbia dorata che la farfalla rompelibrandosi a nuova vita. In questi scatti Heliya Haq mostra l’identità della donna nella sua fase di formazione e metamorfosi, nel ‘bozzolo’ di questi tessuti verrà a liberarsi la sua identità, che in parte è già attratta dalla luce e si sta liberando da queste velature che le impediscono di uscire allo scoperto e di volare via.Tuttavia, non tutti i bruchi diventeranno farfalle. Come è noto, il bruco più importante di tutti, il baco da seta, di pregiatissimo e di inestimabile valore nella prima età moderna, viene tutt’oggi utilizzato per produrre la seta. Tuttavia, il baco può produrre la seta solo prima della sua trasformazione in falena, e rompendo il bozzolo rovina la seta prodotta. Per questo, nella sericoltura, i bachi da seta vengono uccisi, prima della metamorfosi, così da poter usare il loro pregiatissimo prodotto.

La situazione della donna nelle società di oggi

Haq con questo titolo mette in relazione la situazione della donna in molte società odierne, in cui viene imprigionata in una crisalide trasparente, e non sempre le è datodi liberarsi e librarsi in volo.Le sue fotografie sono il risultato della correlazione fra la luce e l’ombra, il tessuto e il corpo. Il corpo viene nello stesso momento coperto e scoperto dal tessuto, e questa lotta viene ripresa anche nel dualismo luce e ombra. La donna guarda la luce e viene attirata da essa, ma è completamente avvolta nelle tenebre,che compongono in parte anche il suo corpo.

Questa rappresentazione estremamente evocativa vuole essere un richiamo all’identità della donna generalmenteintesa, che spesso deve lottare per affermare la sua identità, e deve cercare di aprire questa gabbia trasparente per poter finalmente volare via verso la finestra o varcare la porta della luce.Il buio che avviluppa la donna può rappresentare la mancanza di identità che è un fenomeno comune inmolti paesi islamici. “Molto spesso infatti le donne non possono non essere associate agli uomini e vengono conosciute come ‘la figlia di’ e in seguito ‘la moglie di’, è molto difficile che sviluppino una loro identità personale lontano dal nome di un uomo,” così spiega Haq. Crisalidemostra due fotografie di The Dreamer(2019), ancora mai esposte in mostra, con l’aggiunta di uno scatto, Crisalide(2018), che modifica la narrazione di quello che veniva rappresentato in The Dreamer, dove la figura della donna ruotava attorno alla ricerca segnata dalla speranza e dal sogno.

Il progetto

Questo progetto fotografico, Crisalide, si inserisce perfettamente nella catena di lavori precedentemente pubblicati, come Identity: Protest Work(2015), dove l’artista ha sviluppato alcune fotografie di protesta contro l’uso dell’acido, che è spesso protagonista della violenza sulle donne e che ruba la loro identità cancellandone i tratti del viso e del corpo. Lo stesso viene approfondito da un altro punto di vista in Acidized Faces: Protest Work(2016),e anche nel precedente The Glory of Being a Woman(2017) la fotografia viene utilizzata per fermare alcuni istanti di una danza come una lotta fra una donna e il suo alter-ego, un chador e un busto. Tutta la forza della fotografia in bianco e nero viene liberata in questi iconici scatti. Anche nella serie Me, Myself and I (2018) più che il corpo visibile, è il movimento a fare da protagonista. Tutte le fotografie sono state scattate usando un banco ottico e la foto è composta dalla somma dei movimenti del sensore e di Heliya: le curve generate dalla macchina sono perfette perché create dalla relazione fra il tempo e lo spazio mentre Heliya eseguiva un movimento fluido e costante. Nessuna di queste fotografie è manipolata, e tutte mostrano quello che c’è stato nel tempo ma che non possiamo vedere, generando una vera e propria –oggettiva oserei dire –memoria visiva del movimento. Il lavoro di Haq vuole essere una spinta per aiutare a cambiare il volto della società in meglio. L’uso del bianco e nero non corrispondono, come del resto la sua estetica, a nessuna moda del momento, ma sono i simboli del dualismo, in cui il grigio non è concepito e la luce e l’ombra finiscono l’una nell’altra


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