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Lorenzo Puglisi. Il grande sacrificio

Inaugurazione mercoledì 3 aprile ore 18.30

In contemporanea con l’importante mostra omaggio di Lorenzo Puglisi a Leonardo da Vinci, nel cinquecentenario della morte, curata da Giovanni Gazzaneo e ospitata nella Sagrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie, Studio Guastalla inaugura una personale dell’artista.
Il titolo di entrambi gli eventi, Il Grande Sacrificio, rimanda naturalmente al capolavoro leonardesco dell’Ultima cena, a pochi passi dalla Sagrestia del Bramante, con cui Puglisi, come con altri grandi dipinti della tradizione, instaura un personale e originale dialogo.
Lorenzo Puglisi, Il grande sacrificio, Olio su tavola, cm 108x258, 2017
«Nell’Ultima Cena – spiega Puglisi – Leonardo ha lavorato su quello che più gli interessava, ossia il moto interiore dell’essere umano, la relazione tra gestualità, emozione e pensiero che poi vedremo espressi anche in opere come La Gioconda e La Vergine delle Rocce. È da qui che parte il mio tentativo di riguardare all’opera del Cenacolo, che credo rappresenti una summa di tutti i capolavori della storia della pittura occidentale. Nel 2016 ho presentato a Parigi il primo Grande Sacrificio (un metro e mezzo per cinque), cui hanno fatto seguito altri lavori di piccolo e grande formato su carta, tela, tavola e altri materiali incluso il metallo, con l’ambizione e la speranza che a ogni nuova realizzazione dello stesso soggetto il mio lavoro acquisisca maggiore intensità ed energia».
Le tele e le carte di questa mostra hanno fondi di tenebra, materici, in cui il nero profondo sembra assorbire la luce e creare un silenzio dal quale prendono vita forme primordiali. Dal buio assoluto emergono volti e mani dai contorni e tratti indefiniti, fatti di pennellate vigorose che abbozzano dei lineamenti, che sembrano materializzarsi attraverso la pittura. Sono elementi ancora indistinti, enigmatici, che affiorano dal nulla
Come scrive Gazzaneo nel testo in catalogo della mostra alla Sagrestia del Bramante, “ il nero non è solo orizzonte, tanto meno cornice: è sostanza stessa dell’opera. Dal buio emerge la presenza, una presenza che da quel buio è sostenuta e in quel buio prende vita: bagliori di luce, scaglie di pittura densa e fremente, come in movimento. Il nero invoca la luce e accoglie il generarsi della forma. E nella generazione della forma possiamo cogliere il senso del contemplare l’arte del passato da parte di Puglisi: l’opera non è morta, l’opera è viva, è feconda e il suo splendore attraversa i secoli e continua a illuminare gli uomini e il tempo. Uno splendore che si fa abbagliante per un’icona come L’Ultima Cena di Leonardo. Gli apostoli, ritratti di uomini veri colti in un turbine di emozioni e pensieri per l’annuncio inaspettato del tradimento”.


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