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Il fascino “discreto” della borghesia tra otto e novecento: Palazzo Castiglioni e Villa Necchi Campiglio

Non è facile coniugare l'aggettivo "discreto" ad edifici pregevoli e ricchi quali Palazzo Castiglioni e Villa Necchi Campiglio: la citazione, ed è solo una citazione, viene dalla celebre pellicola di Buñuel, e la usiamo naturalmente come paradosso. Palazzo Castiglioni, inaugurato nel 1903, e Villa Necchi Campiglio, realizzata trenta anni dopo, rappresentano i due prototipi dell'abitare della buona borghesia imprenditoriale del primo Novecento.

L'uno, un grande palazzo che si impone su Corso Venezia con la sua mole e la novità dell'architettura Liberty, destando scandalo in quella zona della città tradizionamente legata alla nobile sobrietà neoclassica. L'altra, una villa, tipologia architettonica prettamente legata alla natura, e che nessuno si aspetterebbe nel centro di Milano. La Villa fu costruita da Piero Portaluppi con un'impronta razionalista e misurata all'esterno, che cela la sontuosità e ricercatezza nei suoi grandi spazi interni e il lussureggiante giardino dotato di campo da tennis e piscina.

Palazzo e Villa parlano della ricchezza e del gusto raffinato dei loro proprietari, ma anche della loro personalità: Ermenegildo Castiglioni giovane e audace ingegnere che ostenta il proprio status; i Necchi Campiglio che, pur conducendo una vita privilegiata, non avevano smania di apparire, mantenendo un "savoir faire" e, soprattutto, una dedizione con il proprio intraprendere volta a fare dell'Italia un grande Paese.


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