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Icons

ICONS
(12 ottobre – 2 novembre 2017)


Milano, 12 ottobre – in occasione dell’apertura di art spazio ARS, associazione culturale Art Space presenta l’inaugurazione della mostra collettiva ICONS.
L’evento vedrà la partecipazione artisti emergenti internazionali, a cui seguirà il concerto di Giuseppe Chiaramonte. Un concerto e un vernissage di 16 artisti emergenti (Oleksii Gnievyshev, Alex MORA Sverzut, Ester Campese, Francesca Falli, Mara Clemente, Milena Demartino, Andrea Sciola-könig, Tanya Volobueva, Abraham Caprani, Rosa Distefano, Irina Sokolova, Eva Amos, Alyssa Pickens, Antonella Di Renzo, Yuriy Kuznets, Olga Khlobystova) caratterizzeranno l’evento.
ICONS è quello che ci porta a farci riflettere sui riferimenti e gli idoli della nostra modernità. Ci aiuta a capire cosa seguire e cosa condannare del nostro tempo, sempre più veloce e cangiante. Contraddittorio e provocatorio. Tra passione e ragione, emozione ed economia. Ed è questo il carattere del dipinto, di Irina Sokolova, forte, inteso e dallo sguardo insinuante dell’icona più significativa dei nostri ultimi anni: Steve Jobs. Un ritratto veloce e fulminante come la stessa icona che raffigura; che pesa sui nostri occhi e sul nostro immaginario, con la stessa vibrante attualità con cui ha segnato la nostra epoca a noi più vicina. Un’icona dualista che continua ad essere presente, attraverso la modernità che rappresenta, e passato. In grado di farci dimenticare di quanto la vita di un personaggio così iconico, possa continuare oltre la sua morte attraverso il segno del suo passaggio su ognuno di noi. Ma se le icone possono provenire dal mondo reale, spesso, ciò che noi idolatriamo e che ormai fa parte del nostro immaginario, talvolta più delle cose reali stesse, è ciò che, il nostro immaginario, lo forma e lo condiziona. Con provenienza dalle arti. E la forma d’arte più dilagante e di massa a cui noi tutti siamo appassionati è il cinema. Ed è per questa ragione che, Mara Clemente, eccellente fotografa pugliese si traveste, non solo da quello che non è, ma anche da tutto quello che la massa vorrebbe essere e che purtroppo non può essere, con ironia e frustrazione. Marlene Dietrich e Audrey Hepburn si travestono da persone comuni e, proprio, attraverso ciò, risaltano, nei nostri confronti, l’impossibilità di assomigliare a ciò che di inarrivabile c’è nelle icone. Come tutte le sue fotografie c’è una provocazione che rasenta a tal punto l’ovvietà da diventare spunto di riflessione per ciò che sappiamo talmente tanto bene e che a volte dimentichiamo in virtù della cieca ambizione. Rosa Distefano addirittura ci provoca ancor di più mettendo alla prova il condizionamento che la forza iconica delle immagini e dei concetti a cui siamo stati educati, siano fortissimi anche se privati della loro sostanza. Basta un richiamo, un indizio, una sagoma di un’icona per riconoscerla, appunto, l’icona. Per questo, la stessa Audrey Hepburn che lei sottrae all’immagine si dimostra ancor più presente nella sua incolmabile assenza. Poiché qualcosa che c’è nel pensiero, anche senza esserci nella spesso superflua praticità delle cose, tuona e rimbomba nelle nostre anime ancor più ferocemente. Così Tanya Volobueva, ci conturba sostituendo, alla grazia delle immagini comprensive, dolci e piene di grazia dell’iconica arte religiosa, degli insinuanti e indisponenti volti di persone comuni che, al contrario di ciò che accade nell’arte, che accoglie e ci comprende, questa volta ci giudicano e ci indagano nella loro inarrivabile e austera osservazione di noi. La contemporaneità scalpita e scoppia come una bomba ad orologeria nel nostro tempo; e l’esplosione che Francesca Falli descrive è un cocktail letale di argomenti, temi e problemi che assediano la nostra attualità. Nell’ordinato disordine della figura, si esprime la metafora della varietà di problematiche del nostro tempo: tutte ugualmente importanti e tutte ugualmente ingombranti. C’è guerra, c’è violenza, c’è alimentazione, c’è lavoro, corruzione e potere. Tutto sotto forma di aspetto assolutamente non trascurabile delle nostre vite e, come macigni, occupano la nostra mente. Tutto ciò che accade e, come diceva il Poeta, “che move ‘l sole e l’altre stelle” ha derivazione dall’amore. Ester Campese ci fa riflettere su come non ci sia stata, nella storia dell’umanità, icona più importante e che, una volta così intensamente contemplata, abbia generato delle folgorazioni così vere e sentite come quella della contemplazione di una donna per un uomo. Ha mosso tutto: musica, arte, cinema, scultura, poesia, letteratura. E la bellezza del dipinto che ci sottopone consta proprio della ingenua inconsapevolezza del soggetto rispetto all’essere il movente di tutto ciò. Un’icona di delicatezza e tenerezza. L’arte cambia con le tematiche del moderno, e viceversa. Si condizionano. Si mescolano. Si accompagnano. E Olga Khlobystova ci illumina su come, in fondo, non ci sia niente di più iconico in ognuno di noi di ciò che pensiamo. Di ciò che immaginiamo, di ciò che ricordiamo. Che appartenga al nostro passato sotto forma di favola o al nostro futuro sotto forma di ambizione. Di sogno. Che sarebbero delle pure illusioni se non facessimo la quotidiana guerra che ci accomuna per raggiungerli e renderli veri. I teneri suoi elaborati sono ciò che ci ha segnati in un passato in cui tutto era possibile e che contemplava anche la possibilità di rapportarci ai personaggi dell’immaginazione come icone delle nostre anime, ovvero come punti di riferimento del nostro infantile passato, che ancora (sebbene in minima parte) è fondamentale che sopravvivano in noi; e anche personaggi che, con il sogno in mano e l’ambizione negli occhi, rispondono alla domanda mai posta da nessuno, se non da loro stessi, “cosa vuoi fare da grande?”. Questo è il mondo dell’icona. Un mondo che ha radici e ramificazioni in ogni cosa sin ogni dove. Provenienze varie e impreviste. Perché, ad esistere oggi, più che le icone stesse, sono le idee che noi abbiamo di esse. Tutto ciò che facciamo per crearle e per distruggerle, nondimeno, tutta la fatica che sentiamo per rincorrerle. Fino a quando capiamo, in fine, che noi, e solo noi, siamo le sole icone di noi stessi (Luca Cantore D’Amore).
L’associazione culturale Art Space sostiene e promuove giovani artisti emergenti e incentiva lo scambio di culture diverse sul territorio italiano. La mostra ICONS creata da Art Space (Eva Amos) e presentata dal critico d’arte Luca Cantore D’Amore, con la collaborazione di Milano All News (Fabio Ranfi), che si svolgerà nell’esclusivo ambiente milanese di art spazio ARS c/o Parini CoWorking, via Privata Bernabo’ Visconti 13.

Associazione Culturale ARS Art Space
arsartspace@gmail.com


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