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"Giocando degustando pausando: le pettole pugliesi": a Milano il 20 dicembre

GIOCANDO  DEGUSTANDO  PAUSANDO
Le Pettole Pugliesi

Impastando, giocando e assaggiando realizziamo le tradizionali Pettole Pugliesi

20 dicembre h. 16,00
L'evento è consigliato dai 5 anni in su.

Dopo tutti insieme degustiamo le Pettole calde.
Seguendo la tradizione, l'impasto è realizzato con la Pasta Madre e il tutto sarà 'fritto e mangiato', chi volesse lo può accompagnare con i gusti antichi come il Cotto d'Uva (Lu Cuetto)* e/o il miele prodotti in Salento da 'Casa Lapiccirella'


Evento offerto da PausaMi

Il Natale in Puglia è gustoso e soffice grazie alle Pettole, le morbide frittelle della tradizione che in ogni morso racchiudono un trionfo di storia e sapore, dolce oppure salato. La loro origine è leggenda e la loro ricetta è una vera istituzione delle Festività nel Tacco d'Italia.

LA DENOMINAZIONE
Le Pettole, a seconda della zona di produzione, vengono chiamate con nomi dialettali differenti. Se a San Severo portano il nome di scorpelle, nel Brindisino sono conosciute come pèttuli, mentre nel Leccese vengono chiamate pìttule e a Torremaggiore sfringioli. La loro tradizione ormai ben radicata ne ha decretato l'inserimento nell'elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).


La leggenda
La leggenda narra che:
<< Il giorno di Santa Cecilia,  una donna si alzò come di consueto, per preparare l'impasto per il pane. Mentre l'impasto lievitava sentì un suono di ciaramelle, si affacciò e vide i zampognari che arrivavano. Come ipnotizzata da quella melodia scese per strada e si mise a seguire i zampognari per i vicoli della città.
Quando tornò a casa si accorse che l'impasto era lievitato troppo e non poteva più essere usato per il pane, e che nel frattempo anche i suoi figli si erano svegliati e reclamavano la loro colazione.
Senza lasciarsi prendere dalla disperazione, la donna mise a scaldare dell'olio e cominciò a friggere dei pezzettini di pasta che nell'olio diventavano palline gonfie e dorate che piacquero molto ai suoi figli, che con la loro tipica curiosità le chiesero: "Mà, come si chiaman'?"- e lei pensando che somigliavano alla focaccia ( in dialetto detta "pitta") rispose: "pettel'" (ossia piccole focacce).
Non ancora soddisfatti i figli chiesero: "E 'cce sont?" - e lei vedendo che erano molto soffici rispose: "l' cuscin' du Bambinell" (i guanciali di Gesù Bambino).
Quando finì di friggere tutto l'impasto, scese per strada coi suoi bambini, felici e satolli per offrire le pettole ai zampognari che con la melodia delle loro pastorali avevano reso possibile quel miracolo.>>


La realtà invece ci dice che: 
le donne, per preparare le pettole, si procuravano “u luat” (piccolo panetto di pasta cresciuta, usata come lievito) - si alzavano verso le due di notte per , "trumbà” (impastare) la pasta, operazione che richiedeva tempo e forza di braccia, perché di solito le pettole costituivano il pranzo e la cena e le dosi superavano di molto il chilo di farina, dato che dovevano sfamare famiglie numerose “cu na morr’ di figghije” ( con tanti figli). 
Per questo l’impasto si preparava “int’ u limm’" (grande coppa in terracotta smaltata all'interno). Finito di impastare, si lasciava lievitare la pasta coprendo il limmu con una “manta di lana” (una coperta) in un luogo caldo, di solito vicino al camino o vicino “a fracassè” (antica cucina a legna, con caldaia), comunque al riparo da spifferi e correnti d’aria che ne rallenterebbero la fase di lievitazione, determinante per la riuscita delle pettole.
Di stretta competenza di nonne, mamme e zie, la preparazione delle pettole, rende l’attesa della festa un momento di interessata partecipazione e avvicendamento ai fornelli.


Le caratteristiche delle Pettole
La morbidezza delle pettole deve essere ottenuta da:
- una lavorazione energica, sollevando e sbattendo l’impasto con le mani più volte dal fondo della ciotola. In questo modo si riesce ad incorporare più aria possibile, così da avere poi pettole soffici.
- un impasto omogeneo e fluido. (Attenzione non liquido)
- una lievitazione lenta e lunga.
Le pettole sono buone al naturale, ma si possono gustare anche in versione salata e dolce. 
L’importante è:
mangiarle caldissime e possibilmente davanti ai fornelli e alla pentola sfrigolante,
bruciandosi le dita e scottandosi la lingua, sennò che gusto c’è?! 


La forza di questa tradizione fa sì che - nonostante il delirio consumistico della vita moderna – il perpetuarsi di queste usanze, rende sempre vivo il legame col passato, e le festività Natalizie più ricche di significato… 
LA PRODUZIONE Non c'è zona della Puglia in cui, durante il periodo del'Avvento e delle Feste, non si possano assaggiare le tradizionali Pettole. A seconda dei gusti si possono consumare come antipasto, nella loro versione salata e farcita con ottimi ingredienti della tradizione locale, oppure come soffice dolce ricoperto di zucchero o di miele o vincotto

* il prodotti di 'Casa Lapiccirella' sono disponibili in vendita


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