Economia

Addio a Caprotti, patron Esselunga: dalla "S" ai Rollinz, 60 anni di successi (e qualche dolore)

Si è spento a 90 anni; imprenditore visionario, creò un impero prendendo il meglio dagli americani facendolo calzare alla perfezione per l'Italia del boom. Dalla lotta coi figli ai Rollinz, la sua storia

Caprotti

E' morto venerdì 30 settembre, stroncato da un male incurabile, Bernardo Caprotti, 90 anni, patron dell'Esselunga, una delle più importanti catene di supermercati italiane, partita proprio da Milano.

Ne avrebbe compiuti 91 il 7 ottobre. Aveva lavorato strenuamente fino a pochi mesi fa. La morte è stata annunciata dalla moglie Giuliana. Per espressa volontà di Caprotti le esequie avverranno in forma strettamente privata e per suo desiderio non dovranno seguire necrologi (i dettagli sul funerale). Tutti i suoi supermercati resteranno chiusi per lutto (qui tutte le info).

"Se ne va un uomo particolare, un uomo che emozionava. Se ne va uno dei più grandi imprenditori italiani. Ma il Dottore vivrà ancora nella sua straordinaria impresa". Lo ricorda così Pier Luigi Bersani, esponente Pd ed ex ministro dell'Industria. Tra i due c'era una grande amicizia: Caprotti più di una volta lo aveva visitato nella sua casa di Piacenza in occasione della convalescenza per l'emorragia celebrale che subì due anni fa.

In settembre pare avesse dato mandato a Citigroup per la vendita della catena di supermercati, per garantire un futuro migliore al gruppo.

Caprotti è stato al centro di un contenzioso legale con i propri figli Violetta e Giuseppe per una questione legata alla proprietà delle azioni.

Nelle pagine seguenti, la vita, i supermercati, le controversie

Nato nel 1925 a Milano, famiglia molto benestante, si laureò in Legge. All'inizio degli anni Cinquanta venne mandato a lavorare in America, dove fece esperienza nel campo tessile-cotoniero, quello della sua famiglia. Ritornato in Italia, prese le redini dell'azienda dopo la scomparsa del padre. Alla fine degli Anni Cinquanta, con il gruppo Rockfeller, fondo' a Milano quello che sarebbe diventato il suo impero: Supermarkets Italiani Spa, la futura Esselunga. 

Il 27 novembre del 1957 l'esordio, in una ex-officina di viale Regina Giovanna, a Milano. Il pubblicitario Max Huber pose una "S" con la parte superiore allungata che arrivava fino alla fine della scritta "Supermarket". E' la nascita del mito che vive ancora oggi: "Esselunga, prezzi corti". Nacque un altro store in viale Zara, e da lì, a partire dagli anni Sessanta, l'espansione toccò grande parte del Nord Italia.

Nel 1965 Caprotti divenne amministratore delegato dell'azienda, abbandonando lentamente la vecchia ditta di famiglia, e gli americani vennero liquidati. Questo non prima di aver dato un'impronta moderna e avveniristica agli store, cosa mai vista precedentemente in Italia: dalla gestione precisa ed efficace dei magazzini, alla creazione di prodotti con il marchio Esselunga. L'idea di base, infatti, era stata quella di creare qualcosa di profondamente "americano", che stupisse e impressionasse l'Italia del boom economico. 

Negli anni, si ricordano brillanti e funzionali campagne pubblicitarie ("John Lemon"), anche in collaborazione con l'Armando Testa, la Fidaty card con i programmi di fidelizzazione, i primi bar bio, l'attenzione al biologico con i prezzi sempre contenuti. 

Un vero e proprio caso editoriale fu il libro Falce e Carrello del 2007 dove Caprotti, con pragmatica ironia, raccontava gli assurdi ostacoli che, a suo dire, gli venivano creati in Emilia per la costruzione di nuovi negozi, contro le "famigerate Coop rosse", contrarie allo sviluppo di Esselunga. Proprio con una Coop, qualche anno più tardi, affrontò una causa - dove venne condannato per diffamazione - per un dossier che sarebbe stato preparato, insieme a due giornalisti, con l'intento di denigrare i rivali. 

L'ennesimo successo di marketing, poi, solo qualche mese fa, con la collezione dei mitici Rollinz: pupazzetti ispirati alla saga di Star Wars - raggiungibili con i punti Esselunga - che hanno letteralmente fatto impazzire Milano per il completamento delle collezioni, con raduni, flash mob e mostre scambio. Senza dimenticare la riapertura del punto vendita di viale Papiniano, fulcro per i single, uomini e donne, meneghini.

Esselunga, ora, è un colosso che dà lavoro a quasi 22mila persone e fattura circa 7 miliardi di euro all'anno. 

Più doloroso, invece, per Caprotti, il rapporto con i figli, funestato da continue battaglie legali per il controllo del gruppo di supermercati dalla seconda metà degli anni Novanta, prima della rottura col primogenito Giuseppe, allontanato dall'azienda all'inizio del 2005 dopo due anni da amministratore delegato, come riporta Repubblica, che riassume: 

L'imprenditore milanese, infatti, aveva tenuto per sé solo una quota poco superiore all'8% di Supermarkets Italiani, la holding che controlla il 100% di Esselunga Spa. Il restante 92% circa era stato assegnato, attraverso la fiduciaria Unione Fiduciaria - citata anche lei in giudizio con Villata Partecipazioni, una società del gruppo - in tre parti uguali ai figli di primo letto Giuseppe e Violetta e a Marina, avuta dalla seconda moglie, con l'usufrutto del padre su circa un terzo delle quote.

A febbraio 2011, però, il patron di Esselunga, senza darne comunicazione e senza versare alcun corrispettivo, ha estinto il contratto fiduciario e ha ripreso il controllo delle azioni. Da qui la guerra con i figli nati dal primo matrimonio che è passata attraverso un lodo arbitrale e una causa civile nei quali finora ha sempre 'vinto' dal fondatore della catena di supermercati.

Manager instancabile, netto nei giudizi e dalla visione imprenditoriale nitida e futuribile - anche molto dura -, Caprotti spesso in vita fu accusato di eccessiva severità e di pretendere troppo dai propri dipendenti; accuse, tuttavia, che mai ottennero riscontri oggettivi, a partire dalla nota vicenda dove una donna fece causa all'azienda poichè, secondo lei, le venne impedito di andare al bagno per urinare, provocandole una cistite emorragica. L'episodio, del 2008, si rivelò totalmente infondato e la cassiera venne successivamente licenziata per furto.

Sua, infine, l'idea - promossa con perseveranza anche con opuscoli inviati ai Rotary - di un unico, grande, aeroporto del Nord Italia a Montichiari: posizione strategica ben più comoda di Malpensa per il Nord Est nella "quarta area più ricca d'Europa": "28 milioni di cittadini chiedono un hub internazionale, perchè non è possibile averlo? Buttiamo tutto per salvare Malpensa?", soleva dire. 

Il 23 dicembre 2013 aveva rassegnato le dimissioni da tutte le cariche all'interno di Esselunga. In questi anni stava cercando di dare un futuro al gruppo. Un'ultima, grande, operazione che purtroppo non vedrà. 


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