Cronaca

Milano, protesta nel negozio Zara in Duomo

L'azione degli studenti del centro sociale Cantiere contro l'alternanza scuola lavoro. Le foto

La protesta

Hanno chiarito che loro non ci stanno ad essere “i capi di sfruttamento” di nessuno. Hanno sottolineato, per l’ennesima volta, che l’iniziativa - a loro modo di vedere - “lede i diritti”. E hanno rivendicato, ancora, che “gratis non si lavora”. 

Martedì pomeriggio, alcuni studenti del centro sociale Cantiere di Milano hanno improvvisato un blitz nel negozio Zara a due passi da piazza del Duomo. 

Alcuni hanno distribuito volantini ai clienti e ai dipendenti, altri ancora hanno posato tra i manichini - spiega proprio il Cantiere - “per mettere in vetrina le motivazioni del rifiuto a questo modello” e altri ancora hanno cercato di bloccare l’ingresso del negozio. 

Nel mirino dei giovani, proprio come accaduto durante la scorsa protesta al McDonald’s in piazza San Babila, l’alternanza scuola lavoro prevista dalla riforma “Buona scuola”, che - denunciano i giovani - “obbliga gli studenti a lavorare gratuitamente al posto di andare a scuola”. 

LE MOTIVAZIONI DELLA PROTESTA DA ZARA IN PIAZZA DUOMO

“Siamo studenti e studentesse delle scuole milanesi - si legge nel volantino distribuito nel negozio -. Vogliamo difendere la scuola pubblica perché pensiamo che l’istruzione sia importante per un futuro degno per tutti”. 

“La riforma della scuola del governo Renzi - continuano i ragazzi - obbliga gli studenti a lavorare gratuitamente al posto di andare a scuola per duecento o quattrocento ore a seconda del tipo di istituto. Il Ministero dell’Istruzione ha firmato un accordo con Zara, Mac Donald e altre multinazionali per sfruttare la manodopera di 27mila ragazzi”.

Ed è proprio qui, secondo gli studenti, che l’accordo fallisce. “Andare a risparmio su stipendi, diritti e materie prime è scandaloso soprattutto se si pensa che il fondatore di Zara, Amancio Ortega, è il terzo uomo più ricco del mondo e l’uomo più ricco d’Europa, con un patrimonio di circa sessantadue miliardi di dollari”.

“Perché - si chiedono i ragazzi - dovremmo lavorare gratis per lui?”. 


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