Cronaca

Intrappolata al Parco Sempione, donna finisce nelle mani di un maniaco sessuale: arrestato

L'uomo, originario del Gambia, è finito nella rete degli uomini del Nucleo Radiomobile

Foto Panoramio

"E' finito un incubo". Sono le prime parole, incredule, uscite dalla bocca di una ragazza milanese di trent'anni dopo aver riconosciuto in un album fotografico l'uomo che il ventidue agosto aveva tentato di violentarla all'interno del Parco Sempione, a Milano. Giovedì sera, in caserma, con le lacrime agli occhi ed il battito del cuore ancora agitato dal terrore di quel giorno, la giovane ha ringraziato i carabinieri del Nucleo Radiomobile, guidati dal maggiore Luca Necci. 

Il suo incubo era durato poche decine di interminabili minuti, alcuni istanti prima della mezzanotte del ventidue agosto. Quel giorno, alla fine della sua giornata lavorativa, la ragazza aveva deciso di raggiungere la stazione Cadorna tagliando dal parco, forte del fatto che all'interno c'erano altre persone, nonostante l'ora tarda. Dopo aver percorso diverse centinaia di metri, si era ritrovata il cancello d'uscita - quello che dà verso lo scalo ferroviario - chiuso. Rinchiusa nel parco, la giovane aveva cercato di trovare altre vie d'uscita senza successo. 

Durante il suo 'vagare', la trentenne era stata raggiunta da un ragazzo di colore. Fisico atletico, massiccio, capelli lunghi raccolti dietro e un po' stempiato, l'uomo era a bordo di una bicicletta vecchia dipinta a righe grigie e nere. Dopo un primo approccio gentile, vista la diffidenza della donna che cercava di allontanarsi, l'aveva afferrata per i capelli e trascinata dietro un cespuglio. Poi le aveva stretto le mani al collo e mentre la bloccava col ginocchio sullo sterno, aveva cominciato a spogliarla. Prima i pantaloni, poi l'intimo e le minacce di morte: "Stai ferma o ti ammazzo".

La milanese, dal fisico minuto, aveva cercato di divincolarsi dal suo violentatore con tutte le forze che aveva in corpo. I suoi sforzi, disperati, avevano evitato lo stupro completo ma non l'abuso e la rapina. Il maniaco era fuggito a bordo della sua bici, ripreso dalle telecamere del parco, con il cellulare e il portafogli della donna. Dopo essersi rivestita, la vittima aveva chiesto aiuto ai frequentatori della discoteca Old Fashion per chiamare i carabinieri e il 118.

L'ARRESTO

Ad arrestare, dopo quasi un mese di distanza lo stupratore, è stata la pattuglia del brigadiere capo Domenico Ricci, la stessa intervenuta quella sera a soccorrere la ragazza. Il militare ha spiegato a MilanoToday che quella notte aveva promesso alla ragazza - trasportata alla Clinica Mangiagalli per gli accertamenti, ancora sotto choc - che avrebbe preso il responsabile e così è stato. 

Il brigadiere capo, in queste settimane è riuscito a scoprire che il violento, era un assiduo della zona proprio nelle ore notturne. Per questo da quel ventidue agosto non ha smesso di fare 'la guardia' al parco.

Finalmente, la notte tra mercoledì e giovedì, dopo aver finito il proprio turno, il carabinieri decide di fare un ultimo passaggio attorno al perimetro del parco. La sua caparbietà viene ripagata dal fato, quando davanti alla sua pattuglia si ritrova un soggetto che corrispondeva perfettamente alla descrizione della ragazza e alle immagini delle telecamere di videosorveglianza. Anche la bici sembra quella.

La reazione del sospetto è immediata. Prima cerca la fuga nel parco, poi lancia la bici contro i militari ma alla fine viene arrestato e portato in caserma. Contro di lui - un cittadino del Gambia di ventisei anni, con precedenti per droga e senza fissa dimora, C. M. - c'è un fermo di indiziato di delitto per di violenza sessuale aggravata, tentato omicidio, rapina e detenzione di droga ai fini si spaccio. I carabinieri non escludono che possa aver aggredito altre persone nei mesi scorsi, sempre nell'area del Parco Sempione.


 


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