Cronaca

Isis, così i terroristi preparavano il martirio: "Grida Allah Akbar e poi fatti esplodere"

A casa di Moutaharrik e della moglie, gli inquirenti hanno trovato anche alcune agende e fogli cartacei scritti in lingua araba. Tra questi c'era il "poema bomba"

Il pugile

Il campione di thai boxe Abderrhaim Moutaharrik e sua moglie Salma Bencharrki nascondevano nella loro casa di Lecco un "pugnale da combattimento" analogo a quelli usati dai combattenti dell'Isis per decapitare gli infedeli. Il particolare emerge dall'annotazione della Digos che i magistrati milanesi dell'antiterrorismo hanno allegato alla richiesta di processo immediato presentata per i quattro presunti terroristi arrestati il 28 aprile scorso.

Il pugnale era occultato "in eccellente stato di conservazione" all'interno di uno zaino nascosto nel vano del letto, sotto il materasso. Un'arma, annotano gli investigatori della Digos di Lecco, "simile a quella brandeggiata da un miliziano del Califfato in prossimità del collo di un persona condannata come 'traditore dello stato islamico' e decapitata", come testimoniano le immagini di un video che lo stesso Moutaharrik aveva memorizzato sul proprio smartphone e che gli era stato inviato da un anonimo interlocutore.

A casa di Moutaharrik e della moglie, gli inquirenti hanno trovato anche alcune agende e fogli cartacei scritti in lingua araba. Tra questi c'era il "poema bomba" dedicato espressamente ad "Abderrhaim" con "l'ordine di uccidere gli infedeli". Ad aprire il componimento è proprio l'invito a colpire il nemico con uno "sgozzamento" e, quindi, usando un coltello. "Lo stesso mezzo - scrivono gli investigatori - rinvenuto a casa di Moutaharrik".

IL TESTO DEL POEMA

"Colpisci - è l'esordio del "poema bomba" - dalle tue palme eruttano scintille e sgozza! Ché con il coltello è attesa la gloria. Fai esplodere la tua cintura nelle folle gridando 'Allah Akbar!'. Colpisci come un vulcano e agita chi è infedele, affronta la folla del nemico ringhiando come un fulmine. E gridando 'Allah Akbar' esploditi, o leone".

Nelle carte sequestrate alla coppia di presunti jihadisti erano custoditi anche tre giuramenti di fedeltà destinati "al solo principe dei credenti, Ali Bake Al Baghdadi" e agli altri leader del Califfato. Infine, nella perquisizione condotta a casa di Moutaharrik è stata trovata una tunica che sarebbe appartenuta a Oussama Kachia, un "martire di Allah" espulso dall'Italia nel gennaio 2015 e poi morto in Siria mentre combatteva con le milizie dell'Isis.

A consegnarla al thai boxer, "a guisa di investitura", sarebbe stato stato il padre di Oussama Khachia. Il fratello di quest'ultimo, Abderrhmane Khachia, è stato arrestato nel blitz del 28 aprile mentre si trovava nella sua casa di Brunello, provincia di Varese. La procura di Milano ha chiesto il processo immediato anche per lui e per Wafa Koraici: è la sorella di quel Mohamed Koraici che nel gennaio 2015 lasciò la propria residenza di Bulciago, paesino in provincia di Lecco, e raggiunse la Siria portando con sè la moglie, l'italiana Alice Brugnoli, e i suoi 3 figli di 6, 4 e 2 anni.

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VIDEO | Moutaharrik, il pugile che doveva morire da martire 


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