Cronaca

Profughi, "rivolta" in via Corelli: "Troppo tempo per le richieste di asilo"

Alla rivolta avrebbe partecipato un centinaio di migranti su circa 500 ospitati dalla struttura

L'ex Cie di via Corelli, trasformato in centro accoglienza

Una rivolta è scoppiata lunedì 11 luglio, di prima mattina, all'interno del centro di accoglienza per richiedenti asilo di via Corelli, periferia est di Milano, che ospita circa 500 persone. Secondo la polizia, che è intervenuta per riportare la calma, non si sono verificate violenze ma soltanto tensione con un tentativo di "occupazione" di una parte della struttura, che ha coinvolto un centinaio di migranti, anche se l'assessore al welfare Pierfrancesco Majorino ha parlato di una quarantina.

La polizia ha poi convinto tutti a tornare nelle loro stanze. La protesta è scoppiata per le condizioni di disagio a cui i migranti sono sottoposti, soprattutto per via dell'attesa di riconoscimento dell'asilo politico. La pratica è piuttosto lunga e attualmente comporta un anno, mese più mese meno.

Ricordiamo che, in attesa del vaglio della domanda di asilo, il migrante ha diritto ad un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi, durante il quale non può lavorare; allo scadere dei sei mesi, se la domanda non è stata ancora esaminata, il permesso gli viene rinnovato e a quel punto la persona può anche cercare un lavoro.

Immediate le reazioni. «La situazione è grave, domani ne parleremo con il premier Matteo Renzi», ha affermato Majorino, secondo cui il problema principale è proprio la lungaggine con cui si esaminano le richieste di asilo. Riccardo De Corato, non più eletto in consiglio comunale, sostiene invece che «i centri di accoglienza sono polveriere senza controllo» e propone di espellere subito i migranti che hanno fatto scattare la protesta e di limitare in futuro la percentuale di migranti ora distribuiti in Lombardia (14%). Silvia Sardone (Forza Italia) attacca invece il governo, "colpevole" di non sapere gestire l'emergenza in modo dignitoso e contemporaneamente di non riuscire a ridurre i tempi di attesa per esaminare le domande di asilo.


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