Cronaca

Semi nudi e sdraiati davanti al muro del Cpr: la protesta a Milano

La manifestazione è la ripresa dell'agitazione dei trattenuti all'inizio febbraio

La protesta

Con il solo intimo, sdraiati su un pezzo di stoffa sull'asfalto davanti alle mura del Centro di permanenza per i rimpatri di via Corelli, il Cpr di Milano. È la protesta messa in atto dai Radicali domenica mattina. "Abbiamo convocato un presidio alle 10 di domenica 25 febbraio per denunciare le condizioni dei trattenuti nel Cpr di Via Corelli e chiederne la chiusura completa", la nota di Raffaella Stacciarini e Marco Ferrario, segretaria e tesoriere dell'associazione Enzo Tortora - Radicali Milano per spiegare il sit in.

 

Non una posizione, né un abbigliamento casuale quello dei manifestanti, come delucida la stessa associazione, si tratta della ripresa della protesta messa in atto il 10 febbraio dai trattenuti di Corelli "che si sono coraggiosamente stesi senza vestiti sotto la pioggia per chiedere che le loro richieste e più che legittime rimostranze venissero finalmente ascoltate".

La protesta davanti al Cpr di via Corelli

"Al presidio - prosegue la nota - aderiscono Azione U30 Milano ed Europa Verde Milano. Anche noi ci stenderemo per terra in mutande: portando la loro protesta e la loro voce fuori da quelle strette mura, vogliamo rendere evidente a una Milano apatica cosa succede nel suo cuore. Perché nessuno e nessuna abbia più alibi, per portare le voci di chi sta dentro fuori dal silenzio e dall'opacità aggressiva che la Prefettura continua a stendere sulla struttura".

"Le condizioni di degrado a cui sono sottoposti i trattenuti, note da tempo, sono vergognose e inaccettabili. Anche a due mesi dalla nomina di un commissario giudiziale, a seguito dell'inchiesta aperta dalla Procura di Milano contro la società che ha in gestione in centro, nulla sembra muoversi e le scene di degrado e violenza che ci arrivano dall'interno di quelle mura non sono cambiate", concludono. 

La decisione di 'commissariare' il Cpr di Corelli è stata confermata lo scorso gennaio dal Tribunale del Riesame di Milano che ha dichiarato "inammissibile" il ricorso presentato dalla srl con sede a Salerno che gestiva fino a metà dicembre il centro. Il sequestro era stato disposto d'urgenza dai pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri e confermato dal gip Livio Cristofano nell'inchiesta per frode e turbativa che ha fatto emergere le condizioni "disumane" per i migranti.

Siamo entrati nel Cpr di via Corelli a Milano

Le ultime parole del ministro Piantedosi sui Cpr

Per il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi le condizioni dei Cpr sarebbero dovute non tanto alla gestione superficiale quanto all'incuria delle persone detenute. Lo ha detto di recente in prefettura a Milano, a margine della sottoscrizione di un accordo tra la Regione Lombardia, l'Agenzia Nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l'Anci Lombardia. I Cpr - ha detto Piantedosi - "molto spesso non sono nelle condizioni migliori proprio perché l'opera di vandalizzazione che viene fatta dalle persone che sono dentro non consente sempre che siano nelle condizioni migliori". 

"I Cpr - ha aggiunto il ministro - sono luoghi ovviamente di detenzione e di privazione della libertà previsti dalla legge dove si concentrano situazioni anche di comprensibile disperazione da parte di chi ci finisce dentro secondo quelle che però sono delle previsioni di legge". Per chiudere la questione sui Cpr, a un cronista che chiedeva se questa non sia una forma di protesta rispetto a condizioni "disumane" che ci sono nei Cpr, Piantedosi ha replicato: "Questo lo dice lei. È una sua opinione ma non è così, abbiamo sistemi di monitoraggio continuo. Se i Cpr non vengono devastati vengono mantenuti in condizioni più accettabili".

Nel resto d'Italia potrebbe anche essere così ma a Milano è l'inchiesta condotta dalla guardia di finanza a smentire le parole del ministro. Le indagini dei finanzieri, infatti, hanno fatto emergere che nel Cpr milanese le condizioni di detenzione sono pessime, tra cibo avariato, abuso di psicofarmaci, malati non curati, situazione igienica allo sfascio, tanto che il consiglio comunale di Milano si è espresso per l'immediata chiusura del centro. Come fosse il Cpr di via Corelli, tuttavia, era già emerso grazie ad alcune inchieste giornalistiche, anche di MilanoToday.

Cpr: dentro l'ultimo 'manicomio' di Milano


Si parla di