Cronaca

Aggressioni con acido, Levato contro Boettcher in aula: "Il piano diabolico era solo suo"

La ragazza accusa l'ex amante e si difende: "Solo io dovevo pagare col carcere, ero sottomessa e ho fatto quel che voleva"

Martina Levato e Alexander Boettcher quando si frequentavano

Che quello di Martina Levato e Alexander Boettcher fosse un «piano perverso», lo avevano pensato un po' tutti, leggendo dapprima le notizie dei loro arresti e poi, via via, le cronache che dettagliavano le loro azioni: una serie di aggressioni mirate con una sostanza a base di acido, servendosi anche di un complice, per colpire gli ex fidanzati di Levato o comunque coloro che avessero avuto intimità con lei.

La coppia (che in Italia è stata soprannominata "diabolica" mentre sulla stampa estera che si è occupata del loro caso ha spesso definito "real Christian Grey" il Boettcher) sta ora affrontando duplici procedimenti: da una parte quelli penali, dall'altra la "lotta" con il Tribunale dei minorenni per l'affidamento del loro figlio, nato ad agosto 2015 e immediatamente tolto alla madre. Quel figlio che Levato stessa, stando all'analisi degli sms tra i due, aveva promesso all'amante (sposato con una modella all'epoca dei fatti) dichiarando, in cambio, di essere pronta a fare «dieci anni di galera» per lui.

E questo dettaglio l'ex studentessa della Bocconi lo ha confermato la mattina del 10 maggio, testimoniando al processo d'appello a carico dell'ex amante, con cui nel frattempo si è rotto il legame sentimentale: «Io ero l'unica che doveva finire dentro», ha spiegato la donna ai giudici che l'ascoltavano, aggiungendo che si sarebbe trattato - appunto - di un «piano perverso», un progetto elaborato esclusivamente dall'uomo, con la condanna del carcere per la donna, forse come estrema punizione per avere fatto sesso con altri uomini in precedenza.

Finora Levato aveva sostanzialmente "tutelato" Boettcher ma di recente aveva chiesto di poter essere riascoltata dai giudici promettendo di rivelare nuovi fatti o comunque un nuovo risvolto per le vicende che li vedono coinvolti giudiziariamente. Se Boettcher si è sempre dichiarato innocente, Levato all'inizio lo aveva "coperto" mentre ora dichiara che la responsabilità è stata dell'uomo. Per la sua gelosia ossessionata. E che il complice, Andrea Magnani, a sua volta sposato, ha avuto soltanto un ruolo marginale.

Motivo, Levato sarebbe stata succube del suo amante. Questo è ciò che lei dichiara il 10 maggio ai giudici milanesi. 

Gli episodi - L'affidamento del bambino

Ed eccoli, gli episodi dei quali i due ex amanti sono accusati. Il primo è il tentativo di evirazione ai danni di Antonio Margarito, a maggio 2014: Levato lo "attira" ad un appuntamento e i due s'appartano in macchina nelle vicinanze di un albergo nella periferia sud di Milano. Mentre stanno per iniziare un rapporto intimo, la donna cerca di evirare il giovane che, però, riesce a salvarsi. Allora Levato lo denuncia per tentata violenza sessuale, per "coprirsi". Ma la verità viene a galla.

C'è poi l'episodio dello studente Stefano Savi, che non c'entra nulla con la vita di Levato ma è vittima di uno scambio di persona. Drammatico: perché la banda dell'acido (Levato si dichiara innocente per quell'episodio, asserendo di non essere stata presente) segue l'universitario dall'uscita di un locale notturno fino a casa, a Quinto Romano, e lo aggredisce gettandogli la sostanza. Conseguenza: Savi ha dovuto interrompere gli studi, non ci vede più da un occhio e quasi più dall'altro. Oltre alle atroci sofferenze, alle operazioni alla pelle e ad una vita sociale stravolta.

Ma Savi non è "quello giusto": lui non è un ex di Levato, nemmeno si conoscevano. Così la banda dell'acido colpisce Giuliano Carparelli, fotografo, che in via Nino Bixio si salva miracolosamente dall'attacco: quel giorno piove e lui ha la prontezza di proteggersi con l'ombrello. Ed infine Pietro Barbini, l'ex compagno di scuola della bocconiana. Attirato con l'inganno in via Giulio Carcano e colpito con l'acido. La presenza del padre di Barbini, che lo ha accompagnato all'appuntamento per la fantomatica consegna "di un pacco", consente l'arresto della coppia. Anche lui subisce ancora le conseguenze dell'attacco.

L'affidamento del bambino

In questo quadro i giudici minorili hanno dichiarato che i due ex amanti hanno una insufficiente capacità genitoriale, sulla base di un'accurata perizia che, tra l'altro, ha escluso l'opportunità di affidare il bimbo ai nonni materni o alla nonna paterna. Lo stato di adottabilità è stato sancito a ottobre 2016: "Il bambino non viene nemmeno citato quando la madre, almeno a parole, ha deciso di liquidare il padre. E non viene citato quando si tratta di ripensare alle azioni commesse", si legge nel provvedimento dei giudici minorili. E ritengono che la personalità "pervasiva e patologica" di Levato, emersa nei processi e fuori da essi, non potrà essere modificata nei tempi "compatibili con l'interesse del minore".

Contro questa decisione, Levato - assistita dal "principe del foro" Laura Cossar - ha presentato ricorso in Cassazione. "Trattata peggio della Franzoni", di Parolisi, di tutte le famiglie mafiose, ove "mai è stata messa in discussione la capacità genitoriale", si legge nel ricorso.


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