Incidenti stradali

"Nina" Pansini, trascinata e uccisa da un camion Amsa a 300 metri da casa sua

Il dramma lunedì mattina in via Trasimeno. Chi era la vittima, l'ennesima sulle strade di Milano

Il luogo dell'incidente e la vittima - Foto Guarino

"Non ci credo, è Nina". La signora Anna, che sta per andare a prendere il nipotino a scuola, trattiene a fatica le lacrime. "Nina" la conosceva da più di 30 anni. "Nina", la donna minuta e gentile, sempre disponibile con tutti, che all'inizio aveva fatto anche un po' da portinaia di quel palazzo al civico 51 di via San Mamete raccogliendo la posta per tutti. "Nina", l'ennesima vittima sulle strade di Milano. Perché "Nina" è Antonia Pansini, la donna travolta e uccisa lunedì mattina da un camion dell'Amsa in via Trasimeno, a meno di trecento metri da dove viveva. 

L'anziana - originaria di Molfetta, nel Barese, 75 anni compiuti il 6 gennaio scorso - stava attraversando l'incrocio tra Trasimeno e proprio San Mamete, pare sulle strisce pedonali. Un'altra vicina di casa, la signora Luciana, ricorda che le aveva detto che stamattina avrebbe avuto una visita medica. Forse andava lì o forse al vicino forno. Proprio all'angolo con via Trasimeno, il mezzo pesante - che arrivava dalla sua stessa direzione - avrebbe girato a destra, fermandosi poco dopo le strisce per delle auto incolonnate davanti a sé. Al momento di ripartire si sarebbe consumato il dramma. Il camion della nettezza urbana avrebbe agganciato "Nina" con la parte posteriore e l'avrebbe trascinata per quasi ottanta metri, arrestando la propria corsa soltanto davanti a un'autofficina all'altezza del civico 8. L'uomo alla guida, rimasto per tutta la mattina sul posto insieme alla Locale, avrebbe detto agli agenti di non averla vista, di non essersi accorto di nulla. Si sarebbe fermato soltanto quando chi ha assistito alla scena ha urlato e chiesto aiuto. Pare che anche la vittima abbia urlato "fermatevi". I segni della tragedia sono sull'asfalto, circondati dalle tracce lasciate dal gesso dei vigili: una scarpa a poca distanza dal camion fermo con le quattro frecce, una monetina da 50 centesimi un po' più avanti, pezzi di stoffa più indietro. 

I medici hanno cercato a lungo di rianimare la 75enne, che si è spenta poco dopo l'arrivo al pronto soccorso del San Raffaele. L'ultima a vederla viva è stata Emilia, un'altra vicina di casa. Anche lei trattiene a stento le lacrime, l'ha salutata un paio di minuti prima dell'incidente, proprio all'incrocio maledetto. Quando si è accorta dello schianto, attirata dalle sirene delle ambulanze, è arrivata in via Trasimeno e ha provato a chiamare Nina, "una vicina ma soprattutto un'amica". Il telefono dell'anziana era lì, sotto il camion Amsa, che squillava: un suono che le ha confermato il più tragico presentimento. 

Nel giardinetto al 51 di San Mamete tutti gli inquilini della scala 6 hanno un ricordo dolce di lei e di suo marito, Vincenzo - ex ferroviere - morto poco più di tre anni fa. Da quando era rimasta vedova, Nina - che in passato aveva lavorato come guardarobiera alla Macedonio Melloni - era coccolata da tutto il condominio, con i residenti che a turno le facevano visita per farle compagnia e darle una mano, dopo che per anni era stato proprio il signor Vincenzo ad aiutare chiunque avesse bisogno di qualche lavoretto. Il resto della giornata Antonia lo trascorreva con i suoi nipotini - un bimbo e una bimba - e con le due figlie, che di continuo venivano a farle visita in quel palazzo da cui parte quella che sembra quasi una lenta processione verso il luogo dell'incidente.

La strage senza fine: 44 morti all'anno e un incidente quasi ogni ora

L'incredibile strage sulle strade di Milano

Ma "Nina", come la chiamavano tutti, è soltanto l'ultima vittima sulle strade di Milano, dove da gennaio a oggi - oltre ai cinque ciclisti uccisi - hanno perso la vita altre sette persone. La scia di sangue si era aperta il 10 gennaio, quando la 95enne Angela Bisceglia era stata travolta da un camioncino in retromarcia sul marciapiede in via Valassina. Meno di un mese dopo, il 7 marzo, era toccato a Federico Cafarella: 25 anni, era stato ammazzato da un bus dell'Atm mentre attraversava la strada in via Arici.

Il 15 luglio altro dramma, in viale Fulvio Testi, dove una moto aveva investito il 75enne Luciano Avigliano, deceduto praticamente sul colpo. Ad agosto due morti in meno di un mese: l'1 il giovane Karl Nasr, 18enne in vacanza in città con i genitori, schiacciato contro un palo da una supercar in viale Umbria e il 28 mattina l'89enne Nicola Zezza, morto dopo lo scontro con un taxi in via Pecorari, pieno centro città. A settembre, bilancio ancora più tragico. 

L'8 a perdere la vita è stata una donna di 77enne, finita - in via Inganni - sotto un'auto che si è ribaltata dopo uno scontro con un altra macchina. La notte del 17, poche ore fa, a restare sull'asfalto è stato invece il 28enne Vassil Facchetti, centrato da una Mercedes in viale Jenner dopo una serata in discoteca con gli amici. Il guidatore, un 30enne, si è consegnato soltanto 16 ore più tardi, dopo aver finto che gli aveva rubato l'auto. Il 18 mattina, alle 11, l'ultimo dramma, in via Trasimeno, a due passi da casa di "Nina". 
 


Si parla di