Cronaca

Milano, la corona di fiori del Comune sulle tombe di repubblichini e fascisti al Maggiore

Majorino ammette: "Un gesto da non fare". Beppe Sala: "Serve una riflessione"

A sinistra una corona di fiori grande, bella, con i colori ufficiali del comune e la scritta, a togliere ogni dubbio, “Comune di Milano”. A destra una corona altrettanto bella, altrettanto grande, con i nastri tricolore. Al centro, tra fiori, candele e foto di santi la croce dedicata ai caduti della Repubblica Sociale Italiana. Che, sembra evidente, il primo di novembre - giorno in memoria dei defunti - sono stati ricordati e onorati anche da Palazzo Marino. 

“Il Comune di Milano - è la denuncia dell’osservatorio democratico sulle nuove destre -, con atto formale ha deposto una corona di fiori al Campo 10 del Cimitero Maggiore collocata a fianco delle insegne della Rsi”. 

Il Campo 10 del Cimitero Maggiore, inevitabilmente, vuol dire “campo dell’onore”. Inevitabilmente, vuol dire repubblichini e fascisti. 

“Per gli smemorati, al Campo 10, dove nel corso degli anni successivi alla guerra sono stati riuniti i resti di alcune centinaia di caduti della Repubblica sociale italiana, per la precisione 921, sono sepolti nove volontari italiani nelle Ss - 24^ e 29^ Divisione Granadier -, oltre centocinquanta delle Brigate nere, più di cento della Legione Ettore Muti e oltre quaranta della Decima Mas”, continua la denuncia dell’osservatorio. 

“Tra loro anche tre militi della Legione Muti - Renato Griffanti, Lamberto Dalla Valle e Santo Ragno, tutti e tre con il grado di sergente - che parteciparono, come da atti e sentenze della Corte d’Assise Speciale di Milano, all’alba del 10 agosto del 1944, alla fucilazione in piazzale Loreto dei quindici patrioti antifascisti oggi ricordati con un monumento”.

E ancora: “Al Campo 10 sono state anche tumulate alcune delle figure che hanno fatto la storia del ventennio fascista e della Rsi, Alessandro Pavolini l’ultimo segretario nazionale del Partito fascista repubblicano, oltre che comandante generale delle Brigate Nere, i gerarchi Francesco Maria Barracu e Carlo Borsani, Francesco Colombo il capo della Ettore Muti, che operò come polizia fascista nella caserma di via Rovello - poi sede del Piccolo Teatro -, dove furono allestite camere di tortura e una cella della morte. Oltre a loro, Armando Tela uno dei luogotenenti della “banda Koch”, partecipe diretto di torture e sevizie nella sede di Villa Triste di via Paolo Uccello, dove si fece uso di corde per appendere i prigionieri, di tenaglie per strappare unghie, daghe di ferro da arroventare e mettere sotto i piedi dei partigiani”.

“Rimane lo sconcerto - conclude l’osservatorio - per questo atto dell’Amministrazione comunale e la richiesta di una spiegazione. Si spera da parte di qualche consigliere comunale”. 

Spiegazioni ufficiali, per un gesto comunque non nuovo, non ne sono arrivate. Ma qualche esponente di Palazzo Marino si è lasciato andare a qualche riflessione a “voce alta”. 

LA “DIFESA” DEL COMUNE DI MILANO E L'ANNUNCIO DI SALA

Il primo a dire la sua sul caso è stato Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali del Comune. “Un gesto da non fare - ha commentato in un suo intervento -. Almeno questa è la mia opinione. Successo pure lo scorso anno. Quindi non mi allargherei con discorsi su Sala, Renzi e così via. E un atto che non viene votato”.

Altro uomo di palazzo Marino a dissociarsi è stato Angelo Turco, giovane consigliere del Pd. “La corona di fiori del Comune non ci deve stare al Campo X del Cimitero Maggiore, dove sono sepolti repubblichini e Ss”, si legge in un post sottoscritto e condiviso dallo stesso Majorino.

“Ovviamente non abbiamo mai approvato una cosa del genere e la spiegazione è che da sempre il settore cimiteriale colloca corone di fiori in tutti i campi del Cimitero, indistintamente. Però, acclarato che il Comune non ha alcuna intenzione di strizzare l'occhio a nostalgici di ogni risma, e che non c'è alcuna defezione rispetto ai valori fondanti della Resistenza e dell'Antifascismo di cui Milano è medaglia d'oro, sarà opportuno - ha concluso - eliminare questa prassi. Perché, oggettivamente, è inaccettabile”. 

Dure anche le parole del presidente del Municipio 8, Simone Zambelli, che ha scritto una lettera al Comune di Milano: "Vi confesso che vedere la corona con i colori del Comune di Milano vicino alle svastiche e alle aquile argentee mi disturba profondamente, mi disturba ancora di più pensando che a pochi metri da lì c'è il Cimitero Ebraico ed il Campo della Gloria dei martiri della Resistenza Italiana e dei deportati". 

"Pertanto sono a chiedervi - si legge - con quale procedura si è arrivati a deporre quella corona, chi l'ha autorizzata e come è possibile interrompere quella che pare diventata una macabra consuetudine".

Poi, nel pomeriggio di giovedì, anche il sindaco Beppe Sala ha preso posizione. "In occasione della ricorrenza della Commemorazione dei Defunti, il Comune di Milano omaggia con la posa di una corona le sepolture dei caduti di guerra, dei patrioti caduti per il movimento di Liberazione e dei militari deceduti in servizio e delle vittime civili - le parole del sindaco -. Tra i monumenti, lapidi e sepolture a cui vengono destinate le onoranze - a cura degli operatori cimiteriali - rientra, ormai da oltre venticinque anni, anche il Campo X del Cimitero Maggiore".

"Pur nel rispetto di tutti i caduti - l'annuncio del primo cittadino - l’amministrazione comunale ritiene opportuna una riflessione che porti, a partire dall’anno prossimo, ad un aggiornamento dell’elenco di questi luoghi.

Eppure non è la prima volta che il Campo 10 del Maggiore “profuma” di fascismo. 

LA COMMEMORAZIONE DEI CADUTI DELLA RSI, TRA SALUTI ROMANI E BANDIERE TRICOLORI

Il 25 aprile di ogni anno, infatti, “nostalgici” e esponenti dei partiti di estrema destra si ritrovano al Campo 10 per rendere onore ai repubblichini caduti

La commemorazione si conclude sempre con il saluto romano e con le bandierine della Rsi affisse accanto ad ogni tomba. 

Nel 2015, proprio dopo il 25 aprile, l’Anpi di Zona 8 aveva depositato una denuncia in Procura perché "si è fatto uso di bandiere, loghi e simboli del ventennio fascista".


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