Cronaca

Angelo Scola entra a Milano: "Non perdete di vista Dio"

Duomo "sold-out" (e migliaia di fedeli in piazza) per l'entrata nella Diocesi più grande del mondo dell'ex patriarca di Venezia. L'abbraccio commosso con Tettamanzi e la promessa di "collaborazione" con Pisapia

L'abbraccio tra Scola e Tettamanzi (foto Tm News/Infophoto)

La Diocesi più grande del mondo, domenica 25 settembre, ha salutato il suo nuovo arcivescovo. Con applausi e una folla in piazza, Milano ha dato il benvenuto il cardinale Angelo Scola, ormai ex patriarca di Venezia. Ad accoglierlo, al suo arrivo sul sagrato del Duomo, è stato il suo predecessore il cardinale Dionigi Tettamanzi, che lo ha abbracciato e poi, nella cattedrale, gli ha passato simbolicamente il pastorale di San Carlo. Ed è stato questo il momento in cui l'ormai ex patriarca di Venezia ha sorriso. La sua giornata è iniziata a Malgrate, il paese nel lecchese in cui è nato.

Poi a Milano - come da tradizione - è entrato in Sant'Eustorgio, il più antico luogo di culto cristiano della città. Ed infine è arrivato per la messa solenne nel Duomo, ormai gremito, con un migliaio di concelebranti. 'Esauriti' gli ottomila posti all'interno, la gente si è accalcata davanti ai maxischermi nella piazza dove alla fine 25 mila persone hanno applaudito più volte durante la cerimonia. Soprattutto hanno applaudito quando il cardinale Scola ha augurato a Milano "di non perdere di vista Dio". E' stato questo augurio il succo del messaggio del nuovo arcivescovo, che ha descritto una Chiesa del dialogo, per la gente e fra la gente.

"Un cristianesimo che non investa tutte le forme di vita quotidiana degli uomini cioé non diventi cultura, non è più in grado di comunicarsi" ha detto nell'omelia citando, non a caso Giovanni Battista Montini, l'ex arcivescovo diventato poi Papa Paolo VI. La 'diagnosi' di Paolo VI è che si è creato un processo di separazione fra fede e vita, con un abbandono della pratica cristiana. "Nei vent'anni del mio magistero episcopale - ha spiegato Scola - ho avuto dolorosa e crescente conferma dell'attualità di questa diagnosi", con persone che sembrano "sopraffatte dal mestiere di vivere".

E non può essere una scusa per la Chiesa "il male oscuro della cosiddetta crisi economica, finanziaria e politica". Insomma il cristianesimo deve essere in ogni forma del quotidiano. E per i cristiani dalle scritture vengono alcuni orientamenti fra cui "la decisa assunzione degli obblighi sociali, attraverso l'esercizio delle virtù cardinali, prudenza giustizia, fortezza e temperanza, tanto necessarie per una vita associata in ogni Paese, soprattutto nel nostro".

E' questo uno dei passaggi più politici del discorso del cardinale che nei ringraziamenti si è rivolto agli esponenti delle istituzioni per assicurare "apertura e collaborazione nella necessaria distinzione dei ruoli e nel rispetto delle leggi giuste". Parole simili a quelle dette poco prima sul sagrato del Duomo dal sindaco di centrosinistra Giuliano Pisapia, che ha accolto il cardinale insieme al presidente della Regione Roberto Formigoni, al presidente della Provincia Guido Podestà, al prefetto Gian Valerio Lombardi, mentre all'interno si accalcavano le autorità (fra cui il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, sicuro che Scola lascerà "il segno" a Milano come ha fatto nella sua città).

 


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