Attualità

Il picco dell'influenza e i virus "cugini"

Le parole di Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano e direttore sanitario dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) Galeazzi

Pregliasco

L'influenza è in ritardo, come il freddo in questo fine 2023. L'attività del virus influenzale è stata ridotta fino a questo momento, ma non ci sono garanzie che rimarrà su questi livelli, come confermato da Francesco Vairo, responsabile del Servizio regionale per l’Epidemiologia, sorveglianza e controllo delle malattie infettive dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma: "Rispetto allo scorso anno dove in questo periodo vi era già un’attività importante del virus influenzale, quest’anno, probabilmente complici le temperature, osserviamo invece un’attività ancora abbastanza ridotta. Una partenza lenta, ma non c'è garanzia che non si intensificherà prossimamente".

Ma quando avremo il picco di casi di influenza? Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) Galeazzi di Milano, raggiungeremo livelli massimi a Natale: "È probabile che il picco arrivi dunque a cavallo delle festività natalizie, perché sono anche complici viaggi, baci e abbracci".

Intanto, sono comunque in aumento i casi di pazienti con sintomi influenzali, come confermano i numeri di Pregliasco: "i può stimare che siano saliti a 200mila a settimana gli italiani che stanno sperimentando tosse, naso che cola, febbre e i sintomi tipici dei virus in circolazione in questo periodo autunnale. A colpire sono "infezioni respiratorie dovute a diversi agenti: rhinovirus nel 40% dei casi, enterovirus nel 20%, in crescita. E ancora adenovirus, parechovirus. Il grosso è un po' questo. Anche il Covid imperversa. Mentre la stagione dell'influenza vera e propria, da quel che osserviamo, credo che non sia ancora partita".

I virus parainfluenzali (virus cugini)

"I microbi che si guadagnano la scena in questo momento sono in particolare i virus parainfluenzali - ha sottolineato l'esperto - che si avvantaggiano degli sbalzi climatici, ancora presenti in questi giorni.  Poca cosa sta facendo invece l'influenza in questa fase: i dati di incidenza sono in crescita, ma siamo ancora in una fase di intensità bassa, seppur in continua evoluzione". 

Rispetto alla normale influenza, le sindromi parainfluenzali o "virus cugini", come lo stesso Pregliasco li ha chiamati in passato, possono durare qualche giorno in più, come spiegato da Pregliasco: "Le manifestazioni sono variegate, vediamo magari raffreddori un po' più lunghi, situazioni con febbre non tanto alta ma sintomi respiratori. E quindi diciamo che la durata dell'infezione con i suoi relativi malesseri è all'incirca una settimana. Come sempre, la terapia che si può fare è con farmaci per i sintomi, quindi automedicazione responsabile. Però suggerisco ai fragili, almeno a loro, l'esecuzione del tampone Covid. Ricordiamolo: il virus Sars-CoV-2 nei fragili ancora oggi può far male. E facendo il test si può utilizzare il più precocemente possibile in anziani e fragili l'antivirale specifico per il Covid".


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