Coronavirus

Il ristoratore che ha aperto nel 2019: «Niente aiuti dal Governo, per loro non ho cali di fatturato»

Il caso, forse non del tutto isolato, di un imprenditore di Peschiera Borromeo

Il ristoratore (a sin.) con Lucente e Accorsa

Come molti altri imprenditori della ristorazione, sperava negli aiuti statali per superare il drastico calo di fatturato nell'anno dell'epidemia Covid, con le chiusure forzate in primavera e poi ancora in autunno. Aveva fatto i suoi calcoli e aspettava ottomila euro. Ma lo Stato glieli ha negati. Motivo, il suo ristorante nella primavera del 2019 era chiuso, per cui (secondo l'Agenzia delle Entrate) non ha subito cali di fatturato.

Protagonista di questa vicenda è Gerardo Moccaldi, 33 anni, ristoratore di Peschiera Borromeo con la sua "Bottega Verace", aperta nel mese di giugno 2019. Nella prima parte di quell'anno, il locale era in ristrutturazione. Pertanto il calo di fatturato non è misurabile con le fredde tabelle di confronto tra il 2019 e il 2020, anno del lockdown e della pandemia. 

Tra lockdown e riapertura

Dopo il lockdown primaverile, a maggio l'attività è ripartita con coperti dimezzati (da duecento a cento) per rispettare le regole sul distanziamento. Il fatturato è calato di conseguenza rispetto alle previsioni pre-Covid, poi sono arrivate le zone colorate con i ristoranti e i bar aperti solo in zona gialla (tranne che pe asporto e delivery). Verso Natale, con l'istituzione delle giornate arancioni e rosse in tutta Italia, Moccaldi ha fatto due conti: il fatturato del mese di dicembre è stato di 15 mila euro contro un potenziale di 100 mila. Troppo poco per le spese e i 18 dipendenti. Così, nel periodo natalizio, Moccaldi ha deciso di chiudere.

Agenzia Entrate: «Il fatturato non è calato»

Un anno complicato, come per tutti i suoi colleghi e anche per i lavoratori di molti altri comparti. Ottomila euro di "ristori" rappresenterebbero una boccata d'ossigeno, non una soluzione definitiva, ma non gli arriveranno. Perché l'Agenzia delle Entrate, confrontando i fatturati, non ha ravvisato il calo previsto dai decreti. E per questa ragione ha dovuto pagare un contributo extra del 20% sulla cassa integrazione dei dipendenti. 

«Il Governo non ha previsto questa casistica per i ristori, lasciando così a bocca asciutta Moccaldi e tutti gli altri come lui: è un cavillo ingiusto e scorretto, non è questo il modo di aiutare l’Italia», commenta Franco Lucente, consigliere regionale di Fratelli d'Italia che si è recato dal ristoratore per portargli la sua solidarietà insieme a Stefania Accorsa, portavoce di Fdi a Peschiera.

«Controlleremo insieme se ci sono bandi della Regione che rispondano alla sue caratteristiche e a cui possa partecipare. Questo ovviamente vale per Moccaldi così come per gli altri ristoratori», conclude Lucente.


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