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Per il ministro Piantedosi i Cpr sono quel che sono perché vandalizzati

Il ministro dell'Interno ha risposto alle domande di alcuni cronisti a Milano

Cpr di Milano

I Centri di permanenza per i rimpatri - noti semplicemente come Cpr - sono spesso al centro della cronaca per via delle condizioni in cui sono costretti a vivere i migranti rinchiusi all'interno. Condizioni limite, contro le quali le persone in attesa di un rimpatrio a volte protestano in modo plateale anche vandalizzando le strutture ma soprattutto usando i loro corpi come 'arma' per negoziare (quindi, auto procurandosi lesioni nelle forme di rivolta più estreme). Un discorso valido anche nel Cpr di via Corelli a Milano, che da alcuni mesi è stato 'commissariato' per la cattiva gestione della Martinina srl. 

Una decisione confermata lo scorso gennaio dal Tribunale del Riesame di Milano che ha dichiarato "inammissibile" il ricorso presentato dalla srl con sede a Salerno che gestiva fino a metà dicembre il centro. Il sequestro era stato disposto d'urgenza dai pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri e confermato dal gip Livio Cristofano nell'inchiesta per frode e turbativa che ha fatto emergere le condizioni "disumane" per i migranti.

Siamo entrati nel Cpr di via Corelli a Milano

Per il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi le condizioni dei Cpr, però, sarebbero dovute non tanto alla gestione superficiale quanto all'incuria delle persone detenute. Lo ha detto lunedì mattina in prefettura a Milano, a margine della sottoscrizione di un accordo tra la Regione Lombardia, l'Agenzia Nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l'Anci Lombardia. I Cpr - ha detto Piantedosi - "molto spesso non sono nelle condizioni migliori proprio perché l'opera di vandalizzazione che viene fatta dalle persone che sono dentro non consente sempre che siano nelle condizioni migliori". 

"I Cpr - ha aggiunto il ministro - sono luoghi ovviamente di detenzione e di privazione della libertà previsti dalla legge dove si concentrano situazioni anche di comprensibile disperazione da parte di chi ci finisce dentro secondo quelle che però sono delle previsioni di legge". Per chiudere la questione sui Cpr, a un cronista che chiedeva se questa non sia una forma di protesta rispetto a condizioni "disumane" che ci sono nei Cpr, Piantedosi ha replicato: "Questo lo dice lei. È una sua opinione ma non è così, abbiamo sistemi di monitoraggio continuo. Se i Cpr non vengono devastati vengono mantenuti in condizioni più accettabili".

Nel resto d'Italia potrebbe anche essere così ma a Milano è l'inchiesta condotta dalla guardia di finanza a smentire le parole del ministro. Le indagini dei finanzieri, infatti, hanno fatto emergere che nel Cpr milanese le condizioni di detenzione sono pessime, tra cibo avariato, abuso di psicofarmaci, malati non curati, situazione igienica allo sfascio, tanto che il consiglio comunale di Milano si è espresso per l'immediata chiusura del centro. Come fosse il Cpr di via Corelli, tuttavia, era già emerso grazie ad alcune inchieste giornalistiche, anche di MilanoToday.

Cpr: dentro l'ultimo 'manicomio' di Milano


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