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Carabiniere trasferito da Milano senza l'ok del sindacato: ministero condannato dal giudice

Il caso di un carabiniere spostato da Milano a Genova. Il giudice dà ragione al sindacato

Carabinieri contro carabinieri. Davanti a un giudice. È finita in tribunale, con un risultato a sorpresa, una disputa tra il ministero della Difesa e il sindacato "Unarma", rappresentativo proprio dei militari. Motivo del contendere, il trasferimento di un Capitano che a settembre scorso era stato "spostato" dal nucleo operativo della compagnia Milano Porta Magenta al comando di Genova. 

La battaglia legale era iniziata subito dopo, quando il sindacato - di cui il carabiniere era segretario regionale aggiunto per la Lombardia - aveva presentato ricorso al giudice del lavoro per sottolineare la "condotta antisindacale" del provvedimento, che era arrivato senza interpellare la sigla sindacale. 

A quel ricorso si era opposta la stessa Arma che, facendo forza su una sentenza romana, aveva sottolineato che la giurisdizione per diatribe del genere spetta al Tar e non alla giustizia ordinaria. La prima "partita" in aula era finita sostanzialmente con un pareggio: il giudice del lavoro aveva riconosciuto la propria giurisdizione - bocciando di fatto la tesi del ministero della Difesa -, ma non aveva evidenziato alcuna "condotta antisindacale" nel trasferimento del Capitano, motivato semplicemente da esigenze militari. 

Carabiniere trasferito da Milano, Arma condannata

Il 28 gennaio, però, il giudice Sara Manuela Moglia ha ribaltato la sentenza dopo un tentativo di conciliazione andato a vuoto tra il segretario generale di Unarma, assistita dall'avvocato Stefano Lovati, e un ufficiale del comando generale.

Il tribunale del lavoro di Milano ha confermato la "sussistenza della giurisdizione del giudice ordinario" - smontando di nuovo la sentenza romana che aveva "delegato" al Tar -, ma soprattutto ha riconosciuto il "carattere antisindacale del trasferimento", che è avvenuto senza "il consenso di Unarma".

Nella sentenza di 9 pagine viene fatto riferimento all'articolo "1480 del Codice dell’ordinamento Militare" che prevede che "i trasferimenti ad altre sedi di militari di carriera o di leva eletti negli organi di rappresentanza, se pregiudicano l’esercizio del mandato, devono essere concordati con l’organo di rappresentanza a cui il militare, del quale si chiede il trasferimento, appartiene”. 

Secondo il giudice, che ha pienamente riconosciuto "l'operatività" di Unarma, il Capitano trasferito era a tutti gli effetti un militare "eletto negli organi di rappresentanza" - infatti era il segretario regionale lombardo - e per questo il ministero della Difesa avrebbe dovuto avvisare preventivamente lo stesso sindacato, ottenendo il nulla osta per la nuova destinazione fuori dalla regione in cui il carabiniere esercitava il suo impegno sindacale.

Per questo il giudice Moglia ha ordinato "al ministero della difesa, comando generale dei carabinieri, di cessare la propria condotta antisindacale disponendo l’immediato rientro del Capitano presso il nucleo operativo della compagnia Milano Porta Magenta" e ha condannato "il ministero alla rifusione delle spese processuali sostenute da Unarma e liquida in 2500 euro oltre accessori di legge".

"Poche righe per comprendere la portata epocale a cui oggi siamo chiamati ad assistere - il commento di Unarma -. Ancora una volta sono i fatti e non le mere parole a cambiare il corso degli eventi".
 


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