Attualità

L'Arci scende in piazza per la Palestina

Arci annuncia il suo sostegno a tutte le manifestazioni che si svolgeranno giovedì 22 e sabato 24 febbraio

Foto di repertorio

"La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, che è il tribunale dell’Onu, ha messo Israele sotto inchiesta per genocidio. E invece Netanyahu ha ordinato all’esercito di invadere Rafah, dove è sfollata in condizioni atroci la maggioranza della popolazione di Gaza. Fermarlo è un dovere politico, etico e morale". È l’appello lanciato dall’Arci che annuncia la sua partecipazione e il suo sostegno a tutte le manifestazioni che si svolgeranno giovedì 22 e sabato 24 febbraio anche a Milano.

"Alle iniziative locali promosse da Rete Pace e Disarmo, Assisi Pace Giusta e Europe for Peace; alla conferenza promossa a Firenze da Pace e Giustizia in Medio Oriente; al presidio davanti alla Camera del Lavoro metropolitana di Milano; alla manifestazione nazionale promossa a Milano dalle organizzazioni dei giovani palestinesi; porteremo - scrive Arci - l’invito e l’impegno a proseguire con una mobilitazione nazionale".

"Ciascuno con i propri appelli - prosegue Arci - insieme per ciò che è essenziale: fermare il genocidio; cessate il fuoco immediato e permanente; liberi tutti e tutte; fine dell’occupazione; autodeterminazione per il popolo palestinese; stessi diritti per due popoli"

L'appello dell'Arci per fermare il genocidio

"La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, che è il tribunale dell’Onu, - spiega Arci - ha messo Israele sotto inchiesta per genocidio. Ha ordinato a Israele di interrompere lo sterminio della popolazione e la distruzione della  città, di garantire l’accesso di tutti gli aiuti e l’assistenza necessaria. E invece Netanyahu ha ordinato all’esercito di invadere Rafah, dove è sfollata in condizioni atroci la maggioranza della popolazione di Gaza. Fermarlo è un dovere politico, etico e morale".

E ancora: "Facciamo il possibile per costruire il massimo di unità e di azione unitaria intorno a poche essenziali richieste per Gaza, che è l’assoluta priorità di oggi: cessate il fuoco immediato e permanente; liberi tutti e tutte; fine dell’occupazione; autodeterminazione per il popolo palestinese; e stessi diritti per due popoli. L’Italia invece va alla guerra".

"Anche tutti i paesi membri delle Nazioni Unite - continua l'associazione - sono obbligati a non contravvenire la sentenza della Corte, e dovrebbero smettere di essere complici del massacro. E quindi, ad esempio, la decisione di molti paesi e dell’Italia di sospendere i fondi all’Unrwa è illegale. Senza mandato dell’Onu e senza voto parlamentare stiamo poi per prendere il comando tattico della missione Aspides nel Mar Rosso contro le azioni degli Houti yemeniti".

"Non è una estensione della missione Atalanta contro la pirateria. È - segue il comunicato - una missione potenzialmente offensiva, con regole di ingaggio fumose, che ci rende attori attivi del conflitto in Medio Oriente e ci espone al coinvolgimento diretto nella possibile escalation. Invece che contribuire a risolvere il problema alla radice, mettendo fine al massacro a Gaza, andiamo alla guerra. Ci stanno portando nella terza guerra mondiale". 

"Con il Medio Oriente in fiamme, dopo due anni di guerra in Ucraina, con la Nato che punta al Pacifico e Russia, Cina e Iran che preparano esercitazioni militari congiunte, gli esperti discutono sugli anni che ci separano da un vero conflitto mondiale. Il governo italiano - l'accusa - aumenta le spese militari, annuncia l’invio di portaerei e F35 nell’Indo-Pacifico, e compie giorno dopo giorno i passi che ci portano in guerra".

"Un disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri - spiega Arci - ha modificato le norme per  le missioni militari all’estero, per accelerare i tempi della loro approvazione e per  evitare il voto in Parlamento. La Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato ha modificato la legge sul  commercio delle armi rendendo più semplice l’import/export, rendendo meno trasparenti e leggibili i dati: un favore ai produttori e ai mercanti di armi, e alle banche armate".

"Fermiamo il genocidio a Gaza, fermiamo le guerre, i crimini di guerra, il riarmo, l’apertura di nuovi fronti. Chiediamo impegno per il cessate il fuoco in tutti i conflitti, quelli in prima pagina e quelli dimenticati, come le guerre africane. Chiediamo - conclude Arci - il cessate il fuoco in Ucraina, serve una soluzione politica, basta con le armi. Basta con il neo-colonialismo, i due pesi e due misure, le violazioni del diritto internazionale".


Si parla di